Continuità e discontinuità: tre papi una moschea, due ermeneutiche
domenica 7 dicembre 2014
Ho saltato (e me ne scuso) l'appuntamento di venerdì con WikiChiesa, ma lo sguardo in tal modo allungato su buona parte della settimana non modifica ciò che avevo intravisto a metà. Torna infatti (ci vanno più o meno un link su tre) l'attenzione sul Francesco di tutti i giorni, con sottolineature che, in Rete come negli altri media, vanno dalle decisioni sulla Guardia Svizzera al dialogo con una bambina impaurita, e dalle teologhe definite «fragole» a un'esorcista argentino di sua fiducia, sebbene protestante.Frattanto sfuma l'attenzione dai due recenti viaggi internazionali, ma non del tutto: si analizzano sia il versante ecumenico sia quello interreligioso delle giornate in Turchia. Ecco allora, tra altri, Andrea Tornielli, sul suo blog Sacri Palazzi (http://tinyurl.com/q5jtoxv), ben ricostruire il filo parallelo che lega le visite in moschea degli ultimi tre papi. Sul conto del "Francesco feriale e generale" va anche una nuova tornata di insinuazioni intorno, nientemeno, alla legittimità della sua elezione al soglio pontificio, questa volta a partire da un volume di A. Ivereigh ("The Great Reformer" in inglese, "Tempo di misericordia" in italiano): su Chiesa e post concilio si trova una minirassegna (http://tinyurl.com/oasw5s7) della questione.Ancora una volta, come già dopo il Vaticano II, si confrontano dunque nelle analisi del pontificato bergogliano una «ermeneutica della discontinuità e della rottura», rispetto ai predecessori, e una «ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto Chiesa»: quella che lo stesso Benedetto XVI ha teorizzato come giusta. La prima è frequentata dai media "laici" apparentemente pro-Francesco, perché si raccontano meglio le fratture delle composizioni. Ma anche dentro la Chiesa – e sulla Rete si vede benissimo – c'è chi con vigore la pratica. Sono gli avversari del Papa e delle sue riforme.
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