Col clima "pazzo" agricoltura difficle
domenica 14 giugno 2020
Dissesto climatico e dissesto dei mercati. L'agricoltura – italiana ma non solo –, deve ancora una volta fare i conti con la natura da una parte e l'andamento dei grandi scambi internazionali dall'altra (che, a ben vedere, alla fine dipende sempre dall'ambiente). Eterno destino quello dei lavoratori dei campi, sempre costretti a guardare verso il cielo e poi verso terra. Perché, se pioggia e grandine possono azzerare in pochi minuti interi raccolti, anche le condizioni del suolo diventano sempre più cruciali. E dai risvolti economici spesso determinanti.
Il dato di partenza è noto. Le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d'acqua e ghiaccio si abbattono su un territorio reso fragile dal dissesto idrogeologico con 7.275 Comuni italiani a rischio per frane o alluvioni (il 91,3% del totale). Lo fanno notare continuamente i coltivatori diretti e non solo loro. Anche in questi giorni. Allarme reiterato, perché comunque non ascoltato a sufficienza. Di fronte al clima che cambia, occorrono interventi urgenti ma anche grande ricerca e preparazione. Per questo, tra l'altro, da dopodomani, nonostante il Covid-19, l'Università Cattolica del Sacro Cuore lancia l'edizione 2020 della Scuola di Biodiversità del Suolo e di Bioindicazione della Società italiana della Scienza del suolo. Che proprio quest'anno ragiona sulla «gestione e la qualità del suolo nell'era dell'intensificazione agricola sostenibile». Già, perché alla fine, nonostante l'innovazione tecnologica, la produzione di campi (e stalle di conseguenza), deve confrontarsi con la limitatezza della sua base produttiva. La terra coltivabile, in altri termini, non solo diminuisce a vista d'occhio, ma rischia anche di essere trascurata dal punto di vista qualitativo. Proprio l'attenzione al suolo diventa così cruciale: una gestione agricola non corretta può portare nel tempo ad una riduzione della fertilità. Da qui l'importanza di nuove tecniche (come quella dell'agricoltura conservativa) che riescono a conciliare agricoltura intensiva e conservazione del terreno. Ma si parla anche di un uso più intenso di biostimolanti microbici già presenti in natura che possono fare la loro parte nel miglioramento dei raccolti (facendo diminuire anche del 50% l'uso dei concimi chimici). Serve certo, come s'è detto, molta attenzione. Rimane poi un dato di fatto: l'agricoltura si dimostra comunque sempre più indispensabile per tutti ma sempre più fragile.
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