Che raro capolavoro il «Miserere» di Johann Christian, il Bach cattolico
domenica 12 febbraio 2012
Aveva solo quindici anni Johann Christian Bach (1735-1782) quando rimase orfano dell'augusto padre, il Thomaskantor Johann Sebastian. Un'età sufficientemente matura per aver respirato il clima di straordinaria vivacità artistica che regnava in famiglia, ma forse ancora troppo giovane perché l'impronta paterna potesse lasciare definitivamente un segno indelebile nel suo percorso formativo.
E così il più piccolo dei "figli musicali" del Maestro di Eisenach completò altrove il proprio apprendistato: dapprima a Berlino, sotto l'ala protettrice del fratello Carl Philipp Emanuel, e poi in Italia, perfezionando gli studi dapprima presso l'Accademia Filarmonica di Bologna con il celebre padre Giovanni Battista Martini, e poi a Milano, dove, con l'appoggio del nobile mecenate Agostino Litta, riscosse i primi successi pubblici e arrivò a ricoprire la carica di organista del Duomo.
Nella capitale del Ducato asburgico il musicista tedesco si convertì al Cattolicesimo ed ebbe modo di mettere in risalto il proprio talento creativo proprio nel repertorio liturgico, come dimostra una recente incisione discografica realizzata dalle formazioni vocali e strumentali del RIAS Kammerchor e dell'Akademie fur Alte Musik Berlin sotto la direzione di Hans-Christoph Rademann (cd pubblicato da Harmonia Mundi e distribuito da Ducale).
Il suo originale adattamento del Requiem (nel quale ha scelto di musicare solo le sezioni dell'Introitus, del Kyrie e la sequenza del Dies irae) rappresenta fondamentalmente un pregevole esercizio di stile, in cui l'autore sfoggia un'indiscutibile abilità tecnica e dimostra, soprattutto nella prima parte, di aver assimilato alla perfezione la lezione contrappuntistica impartita dall'alta scuola di padre Martini (frequentata poi anche dal giovane Mozart).
Ma è nei nove movimenti del Miserere che Johann Christian Bach raggiunge esiti espressivi di profonda immedesimazione, conferendo particolare rilievo a un linguaggio fine, incisivo ed elegante, maggiormente legato alle tendenze compositive imperanti e allo spirito operistico settecentesco più che all'austera vena della tradizione della musica da chiesa tedesca. E l'ombra dell'illustre genitore sembra ormai essersi dissolta per sempre.
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