Carismi digitali: chi scopre bufale e chi coltiva ascolto e relazioni
mercoledì 8 giugno 2016
Sulla Rete che frequento tre osservatori riflettono, con buone risposte di popolarità, sulla comunicazione digitale, e io voglio vedere cosa ne discende per chi vuole navigare memore del proprio battesimo.Gigio Rancilio, qui su "Avvenire", nella sua rubrica "Vite digitali" ( http://tinyurl.com/gmwk27w ), mette a fuoco il temone delle bufale, della facilità con la quale circolano e della necessità di provare a smascherarle, perché «un mondo di bufale e creduloni produce danni incalcolabili dentro e fuori il mondo digitale». Antonio Socci, sul suo blog "Lo Straniero" ( http://tinyurl.com/jkydqwk ), fotografa la compulsione con la quale consultiamo quotidianamente il cellulare, riporta tale dipendenza a un'inquietudine esistenziale che precede le tecnologie e suggerisce di ascoltare la rivelazione che parla nella realtà quotidiana, piuttosto che nella Rete (e qui cita un famoso argentino di nome Jorge, ma per una volta non è il Papa...). Infine Bruno Mastroianni, sul proprio blog "@brunomastro" ( http://tinyurl.com/hopnuhr ), fa una convincente storia di come sinora abbiamo abitato l'ambiente digitale, distinguendo ieri i cacciatori (quando per i più il web era un territorio inesplorato), oggi i guerrieri («i più aggressivi, i più portati all'alterco», che hanno messo a frutto soprattutto le loro capacità di attaccare le opinioni diverse) e domani, più silenziosi ma sperabilmente più numerosi, i contadini digitali («chi, con pazienza e sudore della fronte, coltiva tutti giorni le sue relazioni online senza avere paura del confronto tra esseri umani»).Sto in Rete da cristiano, allora, se collaboro a smascherare le bufale e non ad alimentarle, perché chi ama la Verità con la V maiuscola ha a cuore anche quella con la v minuscola; se vedo una rivelazione (anche con la r minuscola) nella realtà, ma uso poi qualsiasi mezzo, anche il telefonino, per comunicarla agli altri; ma soprattutto, se mi dedico il più possibile alla caccia e alla coltivazione dei buoni contenuti, seminando ascolto e sradicando pregiudizi.
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