C'è l'invenzione e c'è la realtà, ma Dio è sempre nel più piccolo
domenica 11 giugno 2017
Lo stesso giorno nel quale riferivo qui su WikiChiesa del video d'invenzione in cui un bambino va al parco e "incontra Dio" condividendo il pasto con una senzatetto dal largo sorriso, Chiara Bertoglio su Vino Nuovo ( tinyurl.com/ydy6mn7n ) raccontava con molta partecipazione la storia vera di Miriam, una senzatetto della sua città della quale il sorriso le è totalmente ignoto. «Accasciata sui marciapiedi», l'ha vista altre volte, anzi l'ha intravista, così nascosta dalle coperte malridotte e così deturpata dalla sua condizione da non far neppure cogliere se sia un uomo o una donna. Ha ripetutamente ma invano tentato di farle avere un qualche aiuto che le restituisse un minimo di dignità. Qualcuno chiama un'ambulanza, ma non è evidentemente l'ospedale il luogo che potrà guarirla (e infatti rifiuta di farsi portare al pronto soccorso). Prima che si allontani "caracollando" le offre un caffé, ma c'è chi protesta: «Non gli dia niente, perché poi torna!», come si direbbe di un piccione.
Così Chiara Bertoglio dà ragione del suo pianto: «Perché siamo cristiani, siamo umani. Perché il corpo di Miriam, insozzato dai suoi bisogni e dalla sua fragilità, è il corpo di Cristo, cui dovremmo lo stesso rispetto che diamo a quello che c'è nel tabernacolo. Perché qui ci vorrebbero delle Madre Teresa, dei Cottolengo, dei cristiani che sappiano amare persone come Miriam, non solo fornire loro dei servizi. Perché c'è chi vede nelle Miriam degli animali infestanti, delle pesti da allontanare, se no non si possono aprire i negozi...».
La simmetria con il video d'invenzione mi colpisce, e spero a qualcuno verrà voglia di tradurre in immagini una scrittura tanto intensa. Se in questa, che è la realtà – colei che scrive ne è ben consapevole – l'offerta di un minimo conforto materiale non accende tanto un sorriso, quanto suscita un pianto, rimane fermo il fatto che Dio è nel fratello più piccolo, che ha fame e sete.
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