“Butterfly“ banalizza l'identità sessuale
martedì 18 dicembre 2018
Una porta si chiude dietro le mani di Vicky e di Stephen che si stringono fino a coprire sullo sfondo il figlio dodicenne, Max, che assumendo il farmaco che blocca lo sviluppo puberale inizia il percorso per arrivare a diventare Maxine a tutti gli effetti. Un finale della serie “E vissero felici e contenti”. Il tutto al termine di una vicenda tormentata partita con Max/Maxine che si strucca, si toglie gli orecchini e indossa abiti maschili perché suo padre, in quel momento separato dalla madre, lo sta venendo a prendere per il fine settimana. Nel mezzo una serie di avvenimenti drammatici con Max/Maxine che una volta tenta di tagliarsi le vene e un'altra di evirarsi con un pezzo di vetro. Da una parte c'è una madre pronta a qualsiasi cosa pur di assecondare un figlio che si sente nato in un corpo sbagliato. Dall'altra c'è un padre che non accetta che Max possa sentirsi Maxine. Tra nonni, sorella, assistenti sociali, psicologi e dottori viene fatta una divisione tra ottusi e aperti fino a che Vicky non fa un passo indietro e Stephen un passo avanti per ricomporre la famiglia intorno a Max/Maxine e al suo desiderio di transizione. In estrema sintesi questa è la storia narrata nei tre episodi della serie inglese Butterfly andati in onda tutti insieme ieri sera dalle 21 su Fox life (canale 114 di Sky), che saranno riproposti sabato prossimo in tarda serata. Perplessità sulla serie, preceduta anche da forti polemiche, erano state espresse per il fatto che la fiction presenta l'uso del “farmaco gender” come la cosa più naturale di questo mondo, mentre gran parte della scienza lo ritiene ad alto rischio. Ma il vero problema di Butterfly sta nell'affrontare un tema così delicato e complesso come la disforia di genere con gli stessi canoni contenutistici e stilistici con cui si affrontano tanti altri temi nella finzione televisiva, ovvero ricorrendo alla drammatizzazione, ma al tempo stesso alla semplificazione. Da subito Vicky è collocata dalla parte della ragione, mentre Max è già Maxine nei fatti. Stephen ha torto, ma si redime in tempo. Tutti insieme decidono la cosa giusta: la transizione. Idea centrale decisamente semplicistica di fronte a casi umani segnati pur sempre dal dubbio, dal disagio e dalla sofferenza.
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