Bollicine, record 2022 Incertezza sul 2023
domenica 5 febbraio 2023
Un cauto ottimismo. Oppure il bicchiere mezzo pieno, ma pur sempre per metà. Possono essere queste le immagini che sintetizzano l’umore delle imprese della vitivinicoltura dello Stivale e, in particolare, di quelle spumantiere. Perché, superato con successo il giro di boa delle feste natalizie e della fine dell’anno, il comparto si trova comunque davanti ad una congiuntura a dire poco complessa e piena di incognite. «Siamo imprenditori e quindi per nostra natura ottimisti, ma è certo che una situazione così non l’abbiamo mai vissuta», dice Gianfranco Toso – amministratore delegato delle cantine Toso, tra le aziende più in vista del settore –, che aggiunge: «Il 2022 si è chiuso tutto sommato bene, ma il 2023 è arrivato carico di incognite. Gli spumanti stanno andando molto bene, le prospettive dovrebbero quindi essere buone, ma è necessario fare i conti attentamente con una serie di elementi contrastanti. Basta pensare all’inflazione e alla capacità di spesa dei mercati. E poi conta molto l’andamento climatico». Tutti elementi, a ben vedere, che sono di fatto fuori dall’influenza di un’impresa agricola. La conclusione di Toso? «Se guardiamo agli ultimi dati di mercato – dice l’amministratore delegato della cantina –, dovremmo essere molto ottimisti, se guardiamo ad alcuni fenomeni come l’inflazione e la
capacità di spesa dobbiamo essere un po’ meno ottimisti». E non basta perché a scompigliare qualsiasi previsione ci si può mettere sempre l’andamento climatico. Senza dire di quanto può accadere sul fronte delle relazioni internazionali. Proprio alla Toso degli effetti della guerra ne sanno qualcosa: il conflitto a Russia-Ucraina ha determinato un blocco quasi totale delle vendite di spumanti tra Russia e Ucraina, ma anche nei Paesi limitrofi, che farà sentire i suoi effetti sul bilancio delle vendite 2022. Queste ultime, d’altra parte, parrebbero delineare un mercato comunque in ripresa. Da un’analisi di Coldiretti è emerso che al 31 dicembre 2022 sono salite ad oltre 700 milioni le bottiglie di spumante italiano stappate all’estero, oltre i 2/3 della produzione nazionale. Un vero traguardo da primato che, in termini economici, significa un valore dell’esportazioni all’estero di più di 2 miliardi (+23%), sulla base delle previsioni su dati Istat. Tra i mercati più significativi occorre indicare gli Usa che hanno speso per le bollicine italiane il 13% in più nel 2022, poi quello del Regno Unito con un aumento del 27%. Buona anche la situazione nel mercato interno: solo con le feste di fine anno sono state stappate 95 milioni di bottiglie, sui livelli del 2021. Rimane comunque il tema del futuro imprevedibile, o quasi. E tra gli operatori è proprio il livello di incertezza quello che complica di più i programmi e quindi gli investimenti. Da qui, appunto, l’ottimismo con grandi cautele oppure, se si preferisce, l’immagine del bicchiere che pieno non è del tutto. Cosa fare per vincere un clima di questo genere? Le indicazioni appaiono essere sempre le solite: gran lavoro sulla qualità e sull’efficienza della produzione così come nella logistica dei trasporti e dei mercati. Sempre che la situazione internazionale non si complichi ancora di più. © riproduzione riservata
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