Non c’è più Belve di una volta. Già l’anno scorso ci era sembrato che Francesca Fagnani graffiasse meno e in certi momenti lisciasse l’ospite per il verso del pelo. Il fatto stesso di passare dalla seconda serata alla prima (confermata il martedì su Rai2) comportava una concessione alla mansuetudine, oltre a strizzare l’occhio a un pubblico meno di nicchia e magari a concedere qualche ospitata in più a personaggi governativi. Le interviste (che tra l’altro nella parte ritenuta più intrigante vengono anticipate dall’ufficio stampa e su RaiPlay favorendo i giornali del mattino dopo) sono insomma meno scomode. A volte addirittura la conduttrice premette il fatidico «Se non sono indiscreta» e quando gli intervistati fanno i furbi aggirando o evitando la risposta diretta non li incalza più come in passato. Si limita al sorriso beffardo e a qualcuna delle caratteristiche espressioni che la fanno a sua volta personaggio. Anche l’iconico taccuino serve più a citare risposte già date ad altri che non a stimolare testimonianze inedite. Così è stato anche per i primi tre ospiti della puntata d’esordio della nuova stagione: Loredana Bertè, Carla Bruni e Matteo Salvini. Dei tre, tra l’altro, la più naturale è apparsa la meno prevedibile, ovvero la Bertè quando in particolare ha ricordato quel telefono che nella notte in cui si è suicidata la sorella, Mia Martini, ha squillato a lungo e lei non ha mai risposto, cosa di cui non si è mai perdonata. A proposito di sorelle anche la Bruni, di contro, ha rammentato la sua, Valeria Bruni Tedeschi, che nei film da lei diretti la fa passare per ubriacona. Chi ha recitato di più è stato l’unico non proveniente dallo spettacolo, il vicepremier, che ha scelto (a parte i contenuti politici dell’intervista) di presentarsi con l’immagine dell’uomo normale, che non presume niente di sé, ma che ci sia riuscito resta qualche dubbio.
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