Bambini: al Sinodo, in preghiera e per le strade di Rio de Janeiro
domenica 18 ottobre 2015
Il "bambino" – la parola e beninteso la persona – salta fuori dalla mia ultima navigazione nell'informazione ecclesiale digitale tanto quanto dalla penultima era uscito fuori il "perdono". C'è naturalmente il bambino del Sinodo: quello che spezza il pane eucaristico per i suoi genitori, «separati in nuova unione». Sono tra coloro che vi hanno visto una perfetta icona della domanda che i padri sinodali hanno davanti da ormai più di un anno. Ma sul web si sono levate, perlopiù dalle terre antimoderne, anche voci di sdegno: a contestare, per l'ennesima volta, questa domanda e a stigmatizzare quel modo di porla. Per non dire dell'eccesso, da parte del blog di Socci (http://tinyurl.com/ntonqcw), di scovare e rilanciare un binomio bambino-eucaristia che avrebbe un segno opposto. Poveri noi.E poveri i nostri bambini. Non quelli che pregano: "Aiuto alla Chiesa che soffre" ne vuole radunare a legioni, oggi, in tutto il mondo, ricordando una parola di Padre Pio: «Se un milione di bambini pregheranno insieme il Rosario, il mondo cambierà». L'iniziativa va avanti da dieci anni, ma di certo più recente è la sua promozione tramite hashtag: #UnMilioneDiBambini.Poveri gli altri che ho incontrato nella Rete ecclesiale. Penso soprattutto ai molti minori dai quali le forze di sicurezza brasiliane stanno "ripulendo", non solo con arresti ma con vere e proprie esecuzioni sommarie, le strade in vista delle Olimpiadi del 2016, come denunciato dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell'infanzia. E qui, accanto all'iniziativa solidale dei vescovi brasiliani, e alla campagna informativa e di mobilitazione di "Avvenire", registro lo sdegno: esemplare di Assunta Stecca su 'Vino Nuovo' (http://tinyurl.com/oubuqwg), che in risposta boicotterà, da spettatrice, le gare: «Io, di vedere uomini e donne che mostrano tutta la loro vitalità e corrono, saltano, esultano, sapendo che fuori c'erano bambini che adesso non corrono più, non ce la faccio».
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