Appesi alla volatilità dei prezzi
sabato 28 gennaio 2012
«Il 2012 per l'agricoltura italiana ed europea, sarà un anno complesso, a più velocità. Eppure, quanto meno a livello di mercato, non sarà un anno terribile». Parola, un po' a sorpresa, dell'Ufficio Studi di Fieragricola di Verona. Certo, a pesare sui bilanci degli agricoltori saranno fattori incisivi come la crescente volatilità dei prezzi, l'aumento dei costi di produzione (non soltanto del carburante), una crisi economico-finanziaria generalizzata. Ma, a vedere il bicchiere mezzo pieno, nei prossimi mesi potrebbe andare meno peggio di quanto si possa pensare oggi. Anche se i conti occorrerà farli bene. Sempre Fieragricola – che aprirà l'edizione 2012 il 2 febbraio prossimo – sottolinea per esempio le previsioni della Direzione generale della Fao che indicano una flessione dei più importanti prezzi delle commodities, anche se in misura contenuta. D'altra parte, da sempre, l'agricoltura soffre di una debolezza di fondo: la vulnerabilità di fronte all'andamento del clima e dell'ambiente in generale. Eppure, dice la Fao, «non bisogna dimenticare che nel 2011 gli indici dei prezzi agricoli, fatto 100 l'indice del 2000, sono più che raddoppiati, attestandosi fra 180 (prezzi medi delle carni) e 240 per i cereali».
Poi c'è la situazione di casa nostra. «L'agricoltura italiana, contrassegnata da debolezze strutturali – viene spiegato –, si presenta con una situazione di maggiore vulnerabilità, ma con un patrimonio di risorse agroalimentari (non soltanto di prodotti a denominazione) indubbiamente in grado di rilanciare massicciamente l'intero settore».
Il sesto Censimento agricolo concluso da poco, fornisce poi qualche dato aggiornato sulle vera struttura del comparto. In Italia ci sono un milione e 630.420 aziende agricole e zootecniche, di cui 209.996 con allevamento di bestiame destinato alla vendita. La superficie coltivata per davvero è pari a circa 12 milioni e 885mila ettari. La zootecnica detiene 5,7 milioni di bovini, 9,6 milioni di suini, 7,5 milioni di ovini e caprini, 195,4 milioni di avicoli. Sempre l'Ufficio Studi di Fieragricola, poi, indica che nel 2011, nonostante la crisi, «l'agricoltura italiana ha mantenuto, indici positivi per valore aggiunto, numero di dipendenti e per export. Soprattutto, dai campi (la cui produzione varrebbe circa 48 miliardi di euro), origina l'intero settore del made in Italy agroalimentare che vale grosso modo il 15% del Pil nazionale.
Non siamo quindi dotati di un'agricoltura sottosviluppata, anzi. Ovvio che, come dicono gli esperti, abbiamo numerosi
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