Anni Sessanta, sogni di unità, anche nella Chiesa e sulla Luna
venerdì 19 luglio 2019
Nel cinquantesimo dell'impresa spaziale dell'Apollo 11 non mancano le storie digitali su "la Chiesa e la Luna". Qualcuna in Italia, come quella, splendida, che qui su "Avvenire" ( tinyurl.com/y48lolet ) ci ha raccontato la comunione fatta dall'astronauta Aldrin poco dopo l'allunaggio. Molte sui media degli Stati Uniti: come l'intervista del "Texas Catholic Herald" al fratello gesuita Robert Macke, astronomo della Specola Vaticana (divenuta top story del "Catholic News Service"), e il dossier della rivista dei gesuiti "America" «The Space Issue». Di quest'ultimo, con scelta felice, Aldo Maria Valli riassume sul suo blog ( tinyurl.com/y37nftsg ) l'articolo «Come potrebbe essere una cappella sulla luna?», di J.T. Keane. Come Macke afferma che «la missione Apollo ci riporta a un tempo di unità, ciò che nella società di oggi sta venendo a mancare», così Valli ricorda che quell'epoca, «al contrario della presente, era ancora capace di sognare a occhi aperti». E il «sogno» di colonizzare la Luna non poteva non contemplare il progetto di una missione cristiana volta non tanto a evangelizzare gli improbabili abitanti del luogo, quanto a offrire l'assistenza religiosa e spirituale ai terrestri che vi avrebbero vissuto. Nello specifico, i sognatori furono l'oratoriano padre Terence J. Mangan e l'architetto Mark Mills. I dettagli della loro Doman Moon Chapel, che nel sunto italiano sono, necessariamente, appena accennati, riflettono un pensiero davvero ricco e articolato su come avrebbe potuto essere questa cappella lunare. Peccato che Valli non resista a condire il suo resoconto con una nota di biasimo a proposito dell'architettura «lunatica» delle chiese del postconcilio; mentre la conclusione dell'articolo di "America" è che quel tempio, somigliando a quelli terrestri suoi contemporanei, era inteso come «uno spazio liturgico che rispettasse ogni tempo e luogo della tradizione cristiana, e invitasse i suoi immaginari frequentatori a fare lo stesso. Anche sulla Luna».
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