Anche in tivù il ciclismo è epico
martedì 9 luglio 2019
Il Tour de France è alle prime battute. La Grande Boucle, come la chiamano i francesi, ha preso il via sabato da Bruxelles, in Belgio. Ma la conclusione, come sempre, sarà a Parigi, sugli Champs Elysèes, il 28 luglio dopo 21 tappe, che per almeno quattr'ore al giorno vengono seguite in diretta anche da Rai 2. Il ciclismo è uno dei pochi sport rimasti alla tv pubblica. Eppure, anche se non fa grandi ascolti, è uno dei più televisivi. Nel senso che molto più di altri si presta a essere raccontato dalla telecamere. Tra l'altro seguirlo dal vivo, pur essendo entusiasmante, è difficile. In tv, invece, di una tappa si riesce ad avere un'idea precisa grazie soprattutto alle riprese dalle moto. Si percepisce bene persino la velocità. Pensiamo alle discese a 90 all'ora dietro a questi folli su due ruote che ondeggiano pericolosamente disegnando le curve. Per assurdo il ciclismo in tv riesce dove fallisce la Formula 1 la cui caratteristica è proprio la velocità. È un problema tecnico. Le riprese televisive schiacciano i piani. Non si colgono i rapporti reali di spazio e quindi la velocità. Lo sa bene chi ha visto almeno un Gran premio dal vivo. La velocità e la potenza sono tali che in televisione nemmeno si intuiscono. Per cui non resta che il punto di vista emozionale, ma questo, anche se è brutto dirlo, lo si ottiene, se si eccettua la partenza, soprattutto con gli incidenti. Non è un caso che quando vengono a mancare anche i sorpassi rispunti la cosiddetta “Formula noia”. A favore del ciclismo c'è anche la narrazione. Tra gli sport è quello più epico. Quando, ovviamente, non è rovinato dal doping. La narrazione, in particolare quella di telecronisti e commentatori, è favorita dai tempi lunghi. Ad esempio, quest'anno, le tappe del Giro d'Italia sono state trasmesse per intero permettendo piacevoli divagazioni letterarie come quelle dello scrittore Fabio Genovesi. Va anche detto che il livello dei telecronisti del ciclismo, da Francesco Pancani ad Andrea De Luca senza dimenticare la memoria storica Beppe Conti, è molto superiore a quello dei colleghi del poco calcio rimasto alla Rai. Per di più attorno al ciclismo nascono ottimi programmi come Viaggio nell'Italia del Giro condotto da Edoardo Camurri.
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