Allevatori in pressing per ottenere il rialzo del prezzo del latte alla stalla
domenica 4 settembre 2016
Torna a farsi effervescente il comparto lattiero italiano. Gli allevatori, infatti, sono nuovamente partiti alla carica per chiedere una revisione verso l'alto del prezzo pagato alla stalla. Dopo lo scontro – avvenuto qualche settimana fa –, fra industriali e produttori agricoli sulle quotazioni del grano, l'andamento del mercato lattiero-caseario potrebbe nuovamente rendere caldo anche il fronte zootecnico. Un'eventualità non improbabile, visto che intanto nel settore agroalimentare pare si stia ancora allargando la forbice fra quotazioni all'origine e prezzi al consumo.A dare il via alle nuove richieste, è stata Coldiretti sulla base di tre fatti incontrovertibili. Da un lato, la chiusura in Francia dell'accordo fra allevatori e Lactalis con un aumento di tre centesimi del latte alla stalla. «Ci sono tutte le condizioni per alzare anche in Italia il prezzo pagato agli allevatori», ha commentato Coldiretti che ha chiesto quindi l'immediata apertura del confronto con l'industria lattiero casearia italiana e con Lactalis Italia in particolare. Dall'altro, l'andamento del prezzo del latte cosiddetto "spot" cioè di quello venduto al di fuori dei normali contratti di fornitura che è salito del 48% passando da 24,74 della fine di aprile a 36,60 centesimi al litro della fine di agosto. Infine, le buone prestazioni sui mercati esteri di Grana e Parmigiano Reggiano che da sempre rappresentano due degli indicatori dello stato di salute del mercato. I prezzi salgono, quindi, e non solo quelli al consumo finale.Da qui la richiesta dei produttori agricoli, che fra l'altro ricordano come ad oggi il prezzo pagato agli allevatori nell'ambito dei contratti di fornitura spesso non basti a ripagare i costi di produzione. Una situazione tutto sommato molto simile a quella che stanno vivendo i cerealicoltori, e che spiega bene il dislivello di redditività che ancora persiste nelle filiere agroalimentari. Una difformità che si ritrova anche nei numeri: da un lato 33mila stalle, dall'altro poche industrie di trasformazione (che fra l'altro spesso prendono a riferimento il comportamento della Lactalis). Di fatto, comunque, il settore non ha trovato ancora un assetto accettabile dopo l'abolizione del sistema delle quote latte (cioè dei tetti di produzione), esauritosi ormai oltre un anno fa.Che tutto questo rappresenti il presupposto per una nuova stagione di lotte agricole, sul fronte del latte questa volta, è ancora presto per dirlo. D'altra parte, le stesse condizioni appena sintetizzate, potrebbero invece essere la base per una dialogo diverso fra agricoltori e industriali.
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