Allarme per l'olio d'oliva italiano: la produzione è crollata del 38%
domenica 7 ottobre 2018
Tutti insieme per difendere e valorizzare l'olio di oliva nostrano (extra vergine possibilmente). Nella Giornata nazionale dell'extravergine italiano i dati (pessimi) diffusi destano più di una preoccupazione. Ciò che occorre fare però è anche alla portata di tutti, a partire dalle innumerevoli manifestazioni dedicate ai singoli olii di territorio. È il caso, per esempio, di "Frantoi Aperti in Umbria" prevista dal 1° al 25 novembre 2018, un evento che, proprio nel periodo della frangitura delle olive, mette al centro dei riflettori una delle preziosità del territorio umbro. Quattro fine settimana dedicati agli appassionati di buon olio, buona cucina e buon territorio, nei quali sarà possibile degustare l'olio extravergine di oliva appena franto oltre che conoscerne la storia e la produzione. Ma soprattutto quattro occasioni di valorizzazione economica di un prodotto millenario, che continua ad essere uno degli elementi principali dell'agroalimentare nazionale seppur sottoposto a forti pressioni dal punto di vista produttivo e commerciale.
E in effetti la situazione dell'olio di oliva è particolarmente delicata in questo periodo. Alla base di tutto la produzione e i flussi commerciali. Stando ai dati diffusi ieri da Ismea e commentati da Coldiretti e Unaprol (che raccoglie la grande parte degli olivicoltori italiani), quest'anno la produzione è crollata del 38% arrivando a circa di 265 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici. A pesare sono stati il gelo invernale di Burian e i venti accompagnati dalla pioggia durante la fioritura che hanno ridimensionato pesantemente i raccolti. Nonostante tutto comunque, l'Italia si pone ancora come secondo produttore mondiale nel 2018/19. Ma subisce, stando a quanto dicono i produttori, la spietata concorrenza degli olii provenienti dall'estero – dalla Tunisia in particolare –, oltre che la concorrenza sleale di molti. Anche se a guardare le statistiche, l'annata olivicola è andata male dappertutto (eccetto che in Spagna). In Italia però, è forse andata peggio che altrove visto che l'ondata di maltempo del 2018 ha danneggiato qualcosa come 25 milioni di piante dalla Puglia all'Umbria, dall'Abruzzo sino al Lazio con danni fino al 60% in alcune zone particolarmente vocate. Senza contare l'effetto Xylella che in alcune aree i fa ancora sentire.
Olio da difendere quindi. Con misure forti. A partire da quanto chiesto da Unaprol. Per la sopravvivenza della oltre 400mila aziende specializzate in questo settore, è stato chiesto che «il governo metta subito in atto iniziative concrete, a partire da un piano olivicolo nazionale 2.0 che preveda innanzitutto finanziamenti per il reimpianto di nuovi oliveti».
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