Agricoltura senza stagnazione Fa + 2,9%
domenica 2 giugno 2019
L'agricoltura italiana produce ricchezza più degli altri comparti dell'economia. Questo, almeno, è ciò che si deduce guardando gli ultimi numeri Istat circa il Prodotto interno lordo italiano. Stando alle elaborazioni dei coltivatori diretti, con un balzo del 2,9% del valore aggiunto è infatti l'agricoltura tra tutti i settori
quello a far registrare il maggior incremento congiunturale. Si tratta di un traguardo importante che, tuttavia, non deve fare dimenticare la mole di questioni aperte. Ad iniziare dalla solidità dell'incremento registrato. Coldiretti, infatti, sulla base dei conti trimestrali del Pil dell'Istat, evidenzia anche un aumento su base annua del settore primario, ma dello 0,1%. Piccola cosa, soprattutto pensando alle condizioni di mercato e alle difficoltà generali dell'economia. Quella dell'andamento del Pil agricolo è in ogni caso una situazione complessa, che presenta luci e ombre
ma che soprattutto deve essere "gestita" in modo oculato. Anche se le cose paiono, appunto, andare meglio che in altri settori. La sola ortofrutta, fra l'altro, riesce a coagulare il 40% circa dell'intera occupazione del settore. «Le difficoltà dei consumi alimentari interni ancora stagnanti – sottolinea comunque la Coldiretti – sono state compensate dalle esportazioni con il record storico per il Made in Italy agroalimentare all'estero nel primo trimestre dell'anno». Accanto a questo, è necessario considerare che sul settore
pesa adesso l'incognita degli effetti dell'ondata di maltempo che ha colpito l'Italia in una primavera anomala con pesanti danni alle coltivazioni, dagli ortaggi alla frutta fino ai cereali e al fieno per l'alimentazione degli animali. A preoccupare – aggiunge poi Coldiretti – sono anche le «distorsioni di filiera e le importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale perché non rispettano gli stessi standard sociali, ambientali e di sicurezza alimentare». Insomma, l'agricoltura produce e cerca di risalire la china della crisi – come fa notare anche Agrinsieme –, ma non è assolutamente una crescita consolidata: tutto potrebbe essere ribaltato molto velocemente. Senza contare che «il recupero è ancora lungo considerando che il valore aggiunto agricolo è attualmente inferiore ai valori registrati nel 2015 (+0,9%) e nel 2016 (+2,7%). Per questo servono politiche adeguate, per l'innovazione e per la competitività, dirette a favorire la ripresa».
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