Adrenalina e ironia in “Lethal Weapon”
mercoledì 7 dicembre 2016
Partenza all'adrenalina. Siamo in Texas: da una parte l'inseguimento tra poliziotti e malviventi, raffiche di mitra e colpi di bazooka in mezzo a chiamate della moglie al cellulare; dall'altra una giovane donna con le doglie del parto che da sola in macchina, dopo aver parlato al telefono con il marito poliziotto, corre verso l'ospedale e viene improvvisamente travolta da un camion. Inizia così, fornendo tutti gli elementi del caso (azione, ironia e dramma) la serie tv Lethal Weapon (il lunedì in prima serata su Italia 1) tratta dall'omonima saga cinematografica. Era il 1987 quando un giovane Mel Gibson vestiva per la prima volta i panni del poliziotto Martin Riggs nel film Arma letale che sarebbe diventato un vero e proprio cult consacrando definitivamente la popolarità dell'attore americano. Ventinove anni dopo, Martin Riggs arriva in tv con il volto del giovane Clayne Crawford al posto di Mel Gibson oggi regista affermato. Un tempo era più il cinema a prendere spunto dalla tv. Di pellicole tratte da telefilm ne abbiamo viste. Un caso per tutti: Star Trek. Adesso avviene il contrario. Intanto, per rendere la serie Lethal Weapon più attuale sono state introdotte alcune novità. Ma il punto di partenza resta la tragedia di Riggs, che dopo aver perso moglie e figlio, non ha più nulla da perdere. Per questo, con l'aria dello sbruffone ma con la morte dentro, si getta in imprese spericolate. Mentre il suo nuovo collega, Roger Murtaugh (Damon Wayans), padre di famiglia, felicemente sposato, fa della prudenza la sua virtù. Tra l'altro si è appena ripreso da un infarto ed è costretto a viaggiare con un contabattiti al polso, che immancabilmente sballa a ogni azione. Fatto sta che i due poliziotti così diversi l'uno dall'altro raggiungono sempre l'obiettivo risolvendo i casi e salvando le vittime. Ma non solo: si sviluppa tra loro un'amicizia che almeno in parte allevia il dolore di Riggs. Tra situazioni al limite dell'impossibile (un inseguimento finisce persino nel bel mezzo di un gran premio automobilistico), comicità, dolore e buoni sentimenti, la serie tv appare più raffinata del film, mixando piuttosto bene ingredienti molto differenti tra loro. Fondamentali, ovviamente, gli attori. Al fondo anche qualche valore come quello della famiglia e della vita nonostante tutto. Troppi, invece, i tre episodi per volta.
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