25 anni fa: giubileo di una strage tra memorie, giustizia e perdono
domenica 6 dicembre 2015
Sta per cominciare il Giubileo della Misericordia – che al netto dell'anteprima di Bangui si apre nella Basilica Vaticana l'8 dicembre – e lievitano i post che ne parlano, andando a comporre un gomitolo talvolta intricato tra i percorsi proposti da papa Francesco e promossi dalle Chiese e i venti di guerra di religione che spirano, i riferimenti storici e artistici e i modi per praticare la misericordia e il perdono. È grazie all'attività digitale di due amiche non solo digitali, Elena Pirazzoli (sul blog de "Il Mulino" http://tinyurl.com/o7v3cyn) e Paola Ziccone (sul suo profilo Facebook) se ritrovo le memorie di un evento che, se non mi aiuta a districare il gomitolo, mi conferma quanto sia importante provare a dipanarlo, anche solo a livello personale.Ecco l'evento: oggi 6 dicembre, 25 anni fa, un aereo militare italiano in fiamme, dopo che il pilota si era gettato col paracadute, è precipitato "dentro" l'aula di una scuola superiore nei dintorni di Bologna, il "Salvemini", causando la morte di 12 studenti, il ferimento grave degli altri 4 e di una professoressa e complessivamente 80 tra ustionati, intossicati, contusi. All'epoca non ero più studente, non ero ancora genitore e mia moglie non era ancora una "prof": così, pur vivendo da quelle parti, non partecipai al lutto con l'intensità che i fatti esigevano; oggi, anche leggendo queste memorie, avverto quella poca partecipazione come una colpa di cui chiedere perdono, a Dio e alle vittime.Un chiedere perdono alle vittime che – continuo a seguire le memorie che ho letto – pare non sia venuto né dal pilota dell'aereo, né dai suoi superiori, che del resto, in Appello, sono stati assolti «perché il fatto non costituisce reato». Un chiedere perdono che invece è maturato nel cuore di un ragazzo del carcere minorile: quando ha incontrato la madre di una delle vittime del Salvemini, che «il dolore lo spiegava, lo faceva quasi toccare, lo lasciava girare (...) in mezzo ad altri dolori», ha pensato alla madre di un'altra vittima, la sua. «Finì che disse se poteva essere lui a chiederle scusa».
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