Scaffale basso 16 febbraio
lunedì 16 febbraio 2015
La retinite pigmentosa, la malattia agli occhi di cui soffre Milo, è una brutta bestia perché pian piano lo porta alla cecità. Nel frattempo il bambino deve accontentarsi di osservare il mondo in modo strano, con un campo visivo ridottissimo, perdendone la visione d’insieme.
Per lui è come guardare attraverso un foro neppure tanto grande. Un handicap certo, sul quale tuttavia Milo ha lavorato: quel che non riesce a vedere con gli occhi, il bambino ha imparato a sentire drizzando le orecchie, isolando i suoni, rincorrendo gli odori e i profumi, affinando il tatto. Insomma perfezionando gli altri sensi, un allenamento reso possibile, finché era in sentore, dall’intelligenza e dalla passione per i giochi di nonna Lou, bisnonna amatissima ma ormai creatura fragile e silenziosa. Insieme all’inseparabile porcellino Amleto è lei la migliore alleata di Milo. Lei quella che più lo capisce e lo coccola. Per il resto in casa è un disastro: papà si è fatto un’altra famiglia e la mamma tira a campare da estetista senza clienti. Ma senza denaro si fa fatica ad arrivare alla fine del mese, perciò il giorno in cui la nonna con la testa sempre più confusa dà quasi fuoco alla cucina, la mamma decide di portarla alla casa di cura e di subaffittare la sua stanza… Quanto alla clinica Nontiscordardimé, Milo con i suoi nove anni è l’unico a capire subito, grazie al suo intuito e alla capacità di osservare i particolari, che si tratta di un posto parecchio strano, dove gli anziani, nonna Lou in primis, non solo non vengono accuditi come si dovrebbe, ma addirittura maltrattati e derubati… E così decide di indagare e di mettere in atto un piano, reclutando un giovane siriano, cuoco alla clinica e un pronipote della nonna, giornalista d’inchieste, per smascherare l’orribile infermiera Thornhill. Quello che gli altri non vedono (Giunti; 12 euro) – romanzo d’esordio di Virginia Macgregor - è un titolo che la dice lunga sulla distrazione dei nostri tempi, sul coraggio della verità e sulla necessità di allenarsi a vedere lontano, anche ciò che ai più pare invisibile. Anche quello che è scomodo da denunciare. Si sorride e ci si commuove, con leggerezza e senza compiacimenti, entrando nella vita disastrata di Milo, bambino lungimirante che oltre alla malattia ha la sfortuna di essere circondato da adulti sconclusionati e superficiali. A cui deve spesso spiegare come va il mondo… Dai 13 anni.


Come sempre anche Polleke torna a raccontarci una nuova fase della sua infanzia, a farci ridere e piangere con il suo modo trasparente, ingenuo e coraggioso allo stesso tempo di guardare alla vita. Per la tredicenne olandese, nata dalla penna felice di Guus Kuijer, sembra arrivato un momento di tranquillità, o almeno così si presentano i suoi giorni raccontati in questo quarto volume della serie, Con il vento verso il mare. (Feltrinelli Kids; 9 euro). Molte delle questioni insolute dell’esistenza di Polleke si stanno in qualche modo aggiustando, a partire dalla vita di Spik, suo padre, quello che la ragazzina ha definito un PPP, un padre particolarmente problematico, uomo inaffidabile e spiantato, finito per anni nella trappola della droga. Perennemente in cerca di un posto nel mondo. Dopo una vita randagia, un periodo alla comunità di recupero accettata grazie all’impegno di Polleke e un viaggio in Nepal, Spik ha aperto un improbabile centro di meditazione. Ma almeno lì sembra aver recuperato un minimo di equilibrio. Anche la mamma della ragazzina sta per rifarsi una vita, sposando dopo tanti indugi il tenerissimo professore della scuola di Polleke. Infine anche le vicende di cuore con Mimun e le pene per i tradimenti dell’amica Caro, dopo tante riflessioni e rimuginamenti, stanno lasciando il posto a un sentimento di perdono e a una conquistata serenità. Ma la vita presenta altri imprevisti, alcuni lieti altri dolorosi davanti ai quali Polleke oppone sempre il suo stile di ragazzina sensibile e coraggiosa, capace di tradurre il proprio sentire in poesia. Guus Kuijer - autore olandese che nel 2012
ha ottenuto il Premio Astrid Lindgren, massimo riconoscimento internazionale della letteratura per ragazzi – è sempre una garanzia nell’offrire ai lettori personaggi autentici e di spessore, temi lievi e profondi intrecciati con una delicatezza e uno humor che incanta anche gli adulti. Dai 13 anni.
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