Speriamo che si salvino i frutti
Speriamo che si salvino i frutti di questo nostro travagliato passaggio sulla terra, che si salvino i frutti d’amore seminati…

“Il ciliegio è già in fiore?”, questo mi aveva chiesto Iva in un lontano aprile di qualche anno fa, lei era distante, in città, e io camminavo con il cane nei pressi della sua casa immersa nel bosco, solitaria, resistente e fiera come tante abitazioni che punteggiano il cuore della Lunigiana. Sarebbe ritornata, Iva, come sempre, per il periodo estivo. “Il ciliegio è già in fiore?”, da lontano arrivava la domanda che mi chiedeva di posare i miei occhi, di farlo per lei, su rami pronti a trasformare una ferita in un’esplosione di vita, non è forse questa la preghiera? Implorare fiori dalla primavera, implorare sguardi che sappiano testimoniare la vita che ricomincia ancora. “Sentinella quanto resta della notte?”, come scriveva Isaia, è sempre questione di vivere nella mancanza, di immergersi nel desiderio, di dichiarare un sacro bisogno di luce, di fiori, di Dio. Iva adesso il ciliegio piange, perché non ti vedrà più tornare, perché sei morta, e forse anche il pianto del tuo albero è una sorta di preghiera.
Nel messaggio continuavi “abbiamo sentito che sono in arrivo giornate molto fredde” e oggi, per chi ti ha amato, è una giornata freddissima, stiamo andando al cimitero del tuo paese di montagna per seminare vicino al ciliegio i tuoi resti e, hai ragione, oggi è una giornata freddissima nonostante il sole. Di giornate fredde ne sono arrivate tante da quando mi hai mandato quel messaggio e altre ancora ne arriveranno, per chi ti amava arriveranno improvvisamente giornate gelide, ore lunghissime di lacrime agli occhi e di cuori muti, non si può evitare il dolore, fa parte dell’amore.
Arriveranno giornate fredde, giornate da chiudersi in un angolo del cuore a implorare che qualcuno venga a prenderci, a gemere come bambini cercando la forza di chiamare Dio con il nome di Amato, verranno giorni freddi e saranno quelli in cui ci verrà il dubbio che nascere non sia stata una fortuna, non lo confideremo a nessuno, e questo moltiplicherà il gelo. Verranno giorni freddi e la preghiera forse non saprà immediatamente scaldarci, però ci aiuterà almeno a balbettare qualcosa, magari tornando davanti a una tomba, come a stare sul confine del mistero, come a stare in equilibrio tra qui e l’Infinito, con la segreta speranza di sentire due braccia pronte a raccoglierci. Verranno giornate molto fredde, avevi ragione, lo sapevi, e leggere queste tue parole a tanti anni di distanza mentre la terra del campo santo è pronta ad accoglierti fa pensate a come certe nostre parole assumano un valore definitivo solo dopo la nostra morte.
Solo il passaggio, la Pasqua, svela la verità di ciò che abbiamo detto, di ciò che siamo stati, di ciò che abbiamo lasciato. Verranno giornate molto fredde, mi avevi scritto, ma la frase non terminava con un punto ma con una virgola, subito dopo infatti dicevi: “speriamo si salvino i frutti”. Non abbiamo parlato moltissimo Iva, la nostra non è stata un’amicizia antica, ci siamo incrociati tardi e per poco, ad unirci, per un attimo, sono stati i nostri lutti, i miei in tempo di Covid e il tuo, con la morte di tuo marito, rileggendo oggi il tuo messaggio, prima di venire a benedire la tua salma, ti confesso, mi sono commosso.
Speriamo che si salvino i frutti, hai ragione, speriamo davvero che si salvino i frutti di questo nostro travagliato passaggio sulla terra, che si salvino i frutti d’amore seminati, i frutti dei nostri desideri più puri, i frutti del perdono di Dio sulle nostre miserie. Speriamo si salvino i frutti, speriamo che Lui salvi anche il frutto di bosco più piccolo, speriamo si salvino i frutti di bellezza che noi non abbiamo saputo vedere, speriamo di essere stati per qualcuno, almeno per un attimo, frutti dolci da salvare. Iva aveva ottantacinque anni, da oggi il suo corpo riposa vicino al suo ciliegio.
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