Una scintilla tra le cose di ogni giorno

Niente è così necessario (…) quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni
December 8, 2025
Una scintilla tra le cose di ogni giorno
Oggi non riesco a pregare. Ci provo, chiudo gli occhi, respiro lentamente ma il cuore non ne vuole sapere di restarsene quieto e la mente rimbalza tra un problema e l’altro. Niente di irrisolvibile ma tante cose, troppe cose, è la vita di tutti i giorni, quella della maggioranza delle persone, quella di te che mi stai leggendo ritagliandoti un brandello di tempo in una mattina veloce di un normale lunedì invernale.
L’automobile vecchia che decide di abbandonarti, la visita dal dentista, la spesa da fare, un pacco da ritirare, una telefonata che non puoi rimandare, mail a cui rispondere…solo la vita, la vita per quello che è, la vita che detta i tempi, la vita che invade usando qualsiasi mezzo tecnologico a sua disposizione, la vita per questo bella, e ricca, spazio battezzato da Dio per incontrarci. Così lotto per decifrare questa giornata così particolare, lotto per non farmi abbattere dalla tentazione di giudicarmi incapace di pregare, lotto perché la preghiera è spesso una lotta: apro il breviario e sprofondo in una famosa pagina di San Carlo Borromeo dal titolo “vivere la propria vocazione”. Leggo e il cuore sorride. È un discorso che parla di preti ma credo sia prezioso per tutti. Inizia così “Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto” e io mi sento subito compreso, non giudicato, e poi, poco più avanti, parlando della mente, dice del rischio che “si popoli di mille distrazioni”, e capisco che è la pagina giusta per me. Così mi apro ad ascoltare i consigli del Borromeo per oppormi alla dispersione.
Primo: “se già qualche scintilla del divino amore è stata accesa in te, non cacciarla via”, che splendore, i miei occhi erano concentrati sulla mia incapacità e lui invece mi invita a guardare al fuoco che mi abita, anche minimo, una scintilla, vedere ciò che c’è. All’improvviso la notte non scompare ma mi sembra di sentire un calore nuovo, una luce nelle tenebre, mi chino su di me, mi proteggo, soffio delicatamente come quando tento di far ripartire la stufa a legna della cucina, forse pregare è proprio questa cosa, opporsi alla velocità della vita chinandosi sull’esistente per rianimarlo, e riconoscere una fedeltà di Dio, la sua resistenza. Chissà forse pregare è anche chinarsi sulla vita degli altri e vedere e dilatare la scintilla di Dio che si portano dentro, come baciare delicatamente il mondo perché non venga spazzato via dal vento della banalità. Poi San Carlo continua: “tieni chiuso il focolare del tuo cuore perché non si raffreddi e non perda calore”, splendido gesto di protezione, abbiamo bisogno di proteggerci, perché siamo deboli, proteggerci dalla volgarità della vita, dal male, dalla paura, dalla tentazione che ogni cosa vada affrontata e risolta immediatamente, dal delirio di crederci indispensabili, onnipotenti. E poi, passando per consigli incredibilmente saggi e moderni, ecco l’ultimo atteggiamento “niente è così necessario (…) quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni”, ed è vero che San Carlo parla alle “persone ecclesiastiche” eppure credo sia atteggiamento che possa salvare ognuno di noi dalla dispersione.
Parole che non indugiano sull’utopia di dover cambiare radicalmente la struttura della nostra vita ma che ci invitano ad immergere ogni nostra azione in un tempo più grande di noi. Come se la “cosa” che ci preoccupa potesse essere ammansita. Come fosse una bestia feroce. Preparandoci prima di affrontarla, per relativizzarne anche la portata, per definirne bordi, per guardarne il profilo e non farsi travolgere dalle paure che, sempre, ingigantiscono la realtà. Meditando quando affrontiamo il problema, inserendolo in un contesto più grande, confrontandolo con le grandi questioni della vita, le uniche indispensabili: nascere, amare, morire. Cercando di non perdere il legame tra la concretezza del nostro presente e il Dio che viene a visitarci. E infine, meditare anche dopo, anche quando tutto è passato, come a voler deporre con grazia e ordine quel pezzo della vita, come a non buttarsi immediatamente nel delirio del successivo impegno che incalza. Non penso a meditazioni infinite, credo che possano bastare alcuni istanti di consapevolezza, davvero qualche secondo, credo possa diventare come uno stile, una buona abitudine. Credo possa contribuire a trasformare le nostre giornate in una liturgia.

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