Le mani dei bambini sporchissime di vita
Gli acquarelli, le tempere, e poi la plastilina: coloro il mondo con i miei nipoti. E mi diverto un sacco

Nei cassetti di mia madre, quando è morta, avevo trovato pacchi di miei disegni infantili, di ancora prima di andare a scuola, coloratissimi. Mi piaceva tanto, disegnare. Cercando di affrontare il disordine della casa abbandonata dai nostri figli ormai grandi, anche io ho trovato una cassapanca piena dei loro disegni, che religiosamente ho conservato. Quante ore, nei giorni di pioggia, passate a disegnare, a colorare con gli acquarelli, poi con le matite a tempera: quelle in scatole da 40, che quando erano nuove sembravano un vibrante esercito ansioso di giocare fra le nostre mani. Ma, a volte, le cose belle ritornano.
Ora i nipoti di 5 e quasi 3 anni, spenti i cartoni, si siedono al tavolo in sala – un povero tavolo che ne ha passate di tutte – e cominciano a disegnare. All’inizio sembrano quasi intimoriti, come fosse troppo difficile manovrare pastelli a cera e pennelli. Allora io comincio a tracciare molto semplicemente un camion, le ruote, i fanali, il volante. Lo coloro. E loro guardano e ridono: «Un camion!». E cominciano ad imitarlo. Oppure porto una foglia secca in casa e insieme ne tracciamo il profilo. È bello insegnare ai bambini a osservare la realtà, a riprodurla, magari poi a trasfigurarla. Conoscevo un missionario italiano, mandato fra i più poveri in Sudamerica, che mi diceva che quando era stanco gli piaceva sedersi davanti ad un albero e semplicemente osservarlo e cercare di disegnarlo. Semplicemente aderire alla realtà.
Devo ammettere che ancora con i colori io mi diverto un sacco. Ma i bambini capiscono quando chi gioca con loro si diverte, e si appassionano. Abbiamo fatto case e montagne, ed elefanti e mostri marini fino a sera, l’altro giorno. Poi c’è la plastilina, altra cosa fantastica. Mattarelli, formine, rotelline, ma soprattutto mani. In genere la prima creazione è un verme lungo e magro. Poi gli si schiaccia la testa, si fa la lingua biforcuta ed è un serpente. Poi lo si arrotola su se stesso: un serpente che dorme. Da lì a una ciambella, a una torta con le candeline, il passo è breve. I due ridono, come per una magia. La vera magia è per me: tornare, alla mia età, a giocare come quando avevo 5 anni. I nipoti servono a tornare bambini: come ci è stato chiesto. Bambini con le mani blu e viola e le unghie sporche di plastilina, impresentabili anche dopo due lavaggi. Come erano le mie, una volta. Che dono, vedere ancora delle piccole, sporchissime mani così.
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