Diamoci una tregua nel (dolce) caos natalizio

Quasi tutto ciò che facciamo in questi giorni di avvicinamento al Natale è bello, giusto e necessario. Ma l’ingorgo di quel che “va fatto” ci toglie il respiro e la memoria di quanto grande è l’evento che ci attende
December 13, 2025
Diamoci una tregua nel (dolce) caos  natalizio
Il mercatino di Natale in piazza del Duomo a Milano/ FOTOGRAMMA
Ieri, 13 dicembre, santa Lucia. Natale alle porte. Gli impegni, la scadenze si moltiplicano. Pagare l’Imu il 16 dicembre, essenziale. Pensare ai regali. Pensare alla cena. Intanto i nipoti in nidi e asili si rimbalzano allegramente anche due volte lo stesso virus. Quindi, dalla nonna. La quale, asmatica, si ammala e resta a letto. Anche il marito è caduto, tre costole rotte. Va gemendo per la casa, poveretto. Almeno il vecchio cane e i gatti stanno bene, mi consolo.
La casa sta per scoppiare di giocattoli sparsi, pacchi Amazon, scorte di cibo gatti. La situazione è fuori controllo. E dobbiamo ancora fare presepe e albero. L’albero all’ultimo, i gatti giocano a tirare giù le palle, palle dappertutto.
E ogni cosa, virus, febbre, caos, tovaglie da cercare e spesa da fare è giusta, ed è la sua ora: il Natale convulso di una famiglia ormai numerosa. «Nonna, perché non metti le luci sul balcone?» domanda uno dei bambini. Perché sono pigra e anche imbranata, poi la presa elettrica sul balcone sotto la pioggia mi innervosisce.
E, naturalmente, feste di nidi e asili cui non si può mancare. Nessuno dei momenti, delle incombenze dei nostri Natali può essere tralasciata. E c’è da essere grati, tanto, finché va così, mentre poco lontano c’è la guerra.
Solo, io vorrei domandare una tregua. Una piccola tregua di Natale. Non più di due giorni, ma liberati dal “fare”, velocemente, quasi ossessivamente. Due giorni di silenzio e di quiete per ripensare che cosa è Natale, che è accaduto a Natale, di così tanto immenso che ancora 2025 anni dopo il mondo in quel giorno si ferma. Un mondo che spesso non sa più che è successo a Betlemme, o, se lo sa, considera una graziosa fiaba. Una tregua vorrei, una piccola tregua per ricordare e tramandare ai figli il nucleo vivo del Natale.
“Un Bambino è nato fra noi”. Senza questa memoria tutto mi appare vuoto e senza senso. Ma ho bisogno, ora, di qualche ora di silenzio. Pregare allora verrà naturale: per Kiev, per Gaza, per gli abbandonati, per tutti noi.

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