Una tristezza da volersi suicidare. Sicuri che non ci riguarda?

Il Papa dedica la sua intenzione di preghiera di novembre a quanti «combattono con pensieri suicidi». Una carezza, per chi convive con l’ombra della depressione. E un invito a non aver paura di guardare verso questa tragedia silenziosa che miete sempre più vittime, specie tra i giovani
November 16, 2025
Una tristezza da volersi suicidare. Sicuri che non ci riguarda?
«Ti preghiamo in questo mese per tutte le persone che vivono nell’oscurità e nella disperazione, e in particolare per coloro che combattono con pensieri suicidi». L’intenzione di preghiera di Leone XIV per questo novembre mi colpisce. Un tempo ai suicidi si negava il funerale cristiano. E se accadeva che qualche conoscente arrivasse a quel gesto, un muro di silenzio gli cadeva intorno. Non se ne doveva più parlare.
In questi decenni lo sguardo della Chiesa è cambiato. Non si sa quale scambio di perdono e di grazia possa avvenire, nell’ultimo istante, fra Dio e un uomo che ha scelto di morire. I suicidi oggi sono drammaticamente in crescita tra i giovani. Perfino i media, sempre avidi di notizie, raramente diffondono la notizia del suicidio di un ragazzo, per timore di generare emulazione. Tuttavia, oggi il suicidio è la seconda causa di morte in Italia fra i giovani sotto i 30 anni. Tragedia silenziosa, come una malattia collettiva dell’anima. Fra gli anziani, anche, i rimasti soli, che non riescono più a trovare una ragione per andare avanti: eppure sono battezzati, spesso credenti. “Un cristiano non può essere disperato”, obietterà qualcuno, con tono di rimprovero. Il Papa ha detto invece: «Siamo ben consapevoli che anche coloro che ti seguono possono essere vulnerabili alla tristezza senza speranza». Anche un cristiano è vulnerabile alla malattia dell’anima che porta alla disperazione. Essendo passata per quei luoghi interiori, queste parole di Leone XIV mi suonano come una carezza. «Possiamo riscoprire insieme che la vita è un dono, che comunque c’è bellezza e c’è un senso anche in mezzo al dolore e alla sofferenza», ha aggiunto il Papa. C’è un senso? E come trovarlo? Dalla Udienza generale del 5 novembre scorso: «In Lui, noi abbiamo la sicurezza di poter trovare sempre la stella polare verso cui indirizzare la nostra vita di apparente caos, segnata da fatti che spesso ci appaiono confusi, inaccettabili, incomprensibili: il male, nelle sue molteplici sfaccettature, la sofferenza, la morte, eventi che riguardano tutti e ciascuno. Meditando il mistero della Risurrezione, troviamo risposta alla nostra sete di significato». La Croce, la morte e la Risurrezione. Ce lo hanno insegnato da bambini, ma io non capivo davvero. Si capisce vivendo. Una volta, erano solo parole. Solo invecchiando comincio a comprendere la notte del sabato, l’infinita oscurità attraversata da Cristo.
Senza sapere di quel buio, la notizia «È risorto» non è così importante. Può passarti sopra come acqua. Soltanto dopo quel buio e quel silenzio, la pietra della tomba che rotola è incredula gioia. La sbalordita gioia di Maddalena. (Per me, la donna più invidiabile della storia).

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