Regionali: pace nel centrodestra, tensioni nella Lega che cede la Lombardia
Via libera per Stefani in Veneto, mentre per il Pirellone si fa il nome del presidente Coldiretti Prandini. Ma la Lega regionale non ci sta. Romeo. «La partita non è chiusa»

«Ho portato a casa il risultato», rivendica Matteo Salvini. L ’accordo trovato nella maggioranza sulle candidature regionali si tira dietro, però, qualche strascico fra i delusi:L'accordo trovato finalmente nella maggioranza sulle candidature regionali si tira dietro qualche strascico fra i delusi: Matteo Salvini, infatti, nel mantenere la guida del Veneto, indicando il suo vice Alberto Stefani come successore di Luca Zaia, cede sulla Lombardia, per il 2028, e questo in chiave interna può essere letto, e in qualche modo viene letto, come una garanzia di continuità chiesta, e ottenuta, da Luca Zaia (con il indicazione al suo posto del leader della Liga veneta) e negata invece ad Attilio Fontana e alla Lega lombarda.
La decisione, ufficializzata nella serata di giovedì, prevede anche la definizione di tutti e tre i candidati per il mini election-day di novembre: il civico Luigi Lobuono in Puglia e il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli (FdI) in Campania, accanto a Stefani, come detto, in Veneto. Soddisfatta, naturalmente, Giorgia Meloni si tratta di un compromesso utile a mantenere l’equilibrio nella coalizione dopo settimane di tensioni. Nella contesa ha influito anche l’entusiasmo suscitato dalle proporzioni della vittoria in Calabria, che potrebbe contagiare anche la Campania, regione di fatto data quasi per persa, e che invece ora viene di nuovo considerata contendibile, e di conseguenza la candidatura di Cirielli non è solo un sacrificio chiesto a un viceministro, ma viene ora valutata come una possibilità concreta per un esponente di punta del partito della premier.
In Veneto, acque tranquille: Alberto Stefani, 38 anni, ha dichiarato di voler amministrare la Regione «in continuità con l’ottimo lavoro di Luca Zaia. La sua candidatura era stata “sposata” da Salvini e dallo stesso Zaia già da qualche mese e questo atteggiamento deciso e univoco ha certo favorito la sua indicazione, ma c’è voluto confronto diretto tra i leader della Lega e la premier e Meloni, a margine del vertice di maggioranza sulla manovra a Palazzo Chigi, per sbloccare la situazione. Al termine del quale Salvini ha riconosciuto la necessità di un riequilibrio di forze con Fdi, e a farne la spese è stata la Lombardia.
L’accordo prevede una rifedinizione dei rapporti di forza dei rapporti di forza anche nella futura giunta veneta: Fratelli d’Italia otterrà la vicepresidenza e cinque o sei assessorati di rilievo come bilancio e sanità.
Torna il sereno quindi nel centrodestra, in una questione che rischiava di creare tensioni, non solo fra Lega e Fdi sulla leadership al Nord, ma anche fra Lega e Forza Italia, la quale ottiene, sia pur indirettamente, un riconoscimento essendo considerato Lobuono, ex presidente della Fiera del Levante, molto vicino agli azzurri.
Una incognita pesa, ora, il futuro di Zaia: non ci sarà una sua lista personale e nemmeno il suo nome nel simbolo, in base agli accordi fra Meloni e Salvini. Potrebbe essere però il capolista, e si parla intanto per lui di un possibile incarico di governo.
In Lombardia invece viene alla luce la tensione fra Salvini e l’attuale governatore Fontana e con Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato e segretario della Lega Lombarda. «La partita ancora non è chiusa», avverte Romeo. «Se Fratelli d’Italia esercita il diritto di rivendicare il candidato per Palazzo Lombardia, noi come Lega abbiamo il dovere di fare altrettanto, visto che governiamo la Regione da tanti anni, e con buoni risultati», afferma, intervistato da Repubblica. Il nome di mediazione potrebbe essere Ettore Prandini, presidente di Coldiretti , che si dichiara disponibile: «Dopo la scadenza del mio mandato a dicembre 2028, sarò felice di mettere l’esperienza maturata in 10 anni di presidenza», dice. La carta di FdI è invece l’europarlamentare Carlo Fidanza, che rivendica per il suo partito il diritto di indicare il nome. «L’accordo tra i leader - avverte - prevede che il partito che sarà fra due anni il partito più votato in Lombardia potrà esprimere il candidato governatore, Fratelli d’Italia ha avuto nell’ultima elezione in Lombardia il 30%, quindi legittimamente può ambire a questo ruolo».
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