Redditi e Pil, dubbi sulla manovra

Al Senato sfilano sindacati e imprese. Cgil e Uil: stabilità finanziaria pagata da lavoratori e pensionati. Più cauta la Cisl. Orsini (Confindustria): serve una visione a tre anni
November 5, 2025
Redditi e Pil, dubbi sulla manovra
Il confronto tra leggi di Bilancio dal 2014 al 2026
Con la seconda tornata di audizioni davanti alle commissioni Bilancio riunite di Senato e Camera, la manovra entra nel vivo. E anche il calendario prende una forma: il termine per la presentazione degli emendamenti alla manovra è fissato al 14 novembre, quello per i «segnalati» dai gruppi è martedì 18. «Il 15 dicembre - spiega il presidente della commissione a Palazzo Madama Nicola Calandrini - è la data che abbiamo poi indicato come ultima per l'approvazione in aula. Ma puntiamo ad andare anche con qualche giorno di anticipo avendo altri impegni e provvedimenti da approvare come il dl Anticipi». Un iter finalizzato a dare un tempo minimo anche all’esame della Camera dei deputati, che probabilmente però sarà, come negli scorsi anni, una mera ratifica di quanto arriverà dai colleghi del Senato.
Ieri, intanto, audizioni di peso. Hanno sfilato con i loro argomenti i sindacati, Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Coldiretti, Ance e Alleanza delle cooperative. «La valutazione della manovra è articolata, ma consideriamo positivo il proseguimento del risanamento della finanza pubblica», dice il segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga, esprimendo un parere favorevole sugli interventi di riduzione di imposizione fiscale sui lavoratori. Giudizio negativo invece all'ennesima rottamazione delle cartelle esattoriali. Per il segretario confederale della Uil Santo Biondo la manovra «presenta notevoli criticità nei capitoli relativi a fisco, pensioni e sanità, con rischi per l'esercizio di tutele e diritti delle persone». Mentre secondo il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari, il miglioramento del quadro di finanza pubblica lo stanno pagando i lavoratori dipendenti e i pensionati che «hanno vissuto un brutale impoverimento a causa dell'inflazione».
Secondo Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, «c'è il margine per migliorare la manovra: nel dibattito alla Camera e al Senato si possono costruire le condizioni, soprattutto chiediamo con forza che la misura dell'iper e super ammortamento possa essere triennale».
La vicepresidente di Confcommercio Donatella Prampolini esordisce puntualizzando: «Speriamo che anche il settore del terziario di mercato non sia più una Cenerentola e venga considerato anche nelle politiche».
In chiaroscuro anche le valutazioni dei rappresentanti di Coldiretti. Serve, dicono, una manovra che rafforzi la competitività e la modernizzazione delle imprese agricole. Tra le richieste dell'associazione la proroga «per il 2026 del credito d'imposta Zes unica, destinato alle imprese agricole attive nella produzione primaria, nella pesca e nell'acquacoltura. Si tratta di uno strumento strategico per sostenere la crescita e la competitività dei territori del Mezzogiorno, rafforzando il ruolo dell'agricoltura come motore di sviluppo economico, occupazionale e ambientale».
«La manovra mantiene la barra dritta sulla sostenibilità dei conti pubblici perseguendo con coerenza gli obiettivi di riduzione del deficit e del debito, ma appare incerta nella allocazione delle risorse destinate alla crescita e al sostegno degli investimenti, che sembra tener poco conto della realtà del tessuto produttivo che è composto prevalentemente da micro e piccole imprese», è la valutazione invece di Cna, Confartigianato e Casartigiani. Per quanto riguarda l’Ance, la presidente Federica Brancaccio afferma, a nome dei costruttori, che «è necessario intervenire sulla misura che vieta alle imprese che fruiscono di incentivi nella forma di credito d'imposta di utilizzarli in compensazione per il versamento dei contributi previdenziali dei premi assicurativi facenti capo ai lavoratori». Infine l’intervento dell’Alleanza delle cooperative italiane (Confcooperative, Legacoop, Agci): si chiede che tutte le misure siano realmente accessibili alle imprese cooperative, oltre a maggiori risorse per le filiere penalizzate dai dazi internazionali.
Giro di consultazioni con le parti sociali, le categorie di settore e gli amministratori anche da parte della segretaria del Pd Elly Schlein al Nazareno, nella logica della “manovra ombra”. Severo in ogni caso il giudizio delle opposizioni sulla legge di bilancio. «La maschera è venuta giù, abbiamo ascoltato le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali dell'industria, del commercio e dell'agricoltura. Il giudizio è unanime e il comune denominatore è che questa manovra è contro chi lavora e anche contro chi produce», sintetizza il senatore Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd. «Le audizioni di sindacati e associazioni datoriali che si sono svolte nelle commissioni Bilancio riunite confermano ciò che abbiano denunciato fin da subito: questa manovra è inutile. Non dà risposte su fisco, sanità e pensioni e non favorisce la crescita. Se non ci fosse il Pnrr saremmo in recessione», attaccano in una nota i senatori del M5s in Commissione. «In Italia cresce la pressione fiscale e tocca quasi il 43%, mentre la legge di Bilancio è fatta di marchette per gli amici degli amici», conclude il leader di Italia Viva Matteo Renzi.

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