Manovra, rilancio sull'Irpef. Cisl e Cgil divise al tavolo
Giorgetti assicura che il testo arriverà martedì in Cdm, ma per Tajani serve un nuovo vertice di maggioranza. Tensione con Landini, per il quale la riunione è stata «dannosa»

Giancarlo Giorgetti assicura che il testo della prossima legge di bilancio planerà sul tavolo del Consiglio dei ministri martedì prossimo. Ma non tutto è deciso, avverte Antonio Tajani, e i leader di maggioranza ne parleranno ancora in un vertice dedicato lunedì. Nel frattempo, e in attesa di capire se il discusso contributo delle banche prenderà forma (l’incontro con l’Abi è previsto lunedì), il governo si è confrontato con i sindacati, ricevuti ieri a Palazzo Chigi con esiti diversi a seconda delle sigle coinvolte.
Per il leader Cgil Maurizio Landini l’incontro è stato semplicemente «dannoso», perché così com’è la manovra «porterà il Paese a sbattere» e non offre risposte concrete. «Non ci sono investimenti – ha incalzato – e non si affrontano i nodi di fondo», soprattutto il più stringente: l’emergenza salariale. «Ho lasciato l'incontro chiedendo a Giorgetti se in questo Paese gli unici cogl... che debbono continuare a pagare le tasse sono i dipendenti e i pensionati – ha continuato –. Non fanno nulla contro l'evasione fiscale e vogliono mettere un altro condono, un'altra marchetta elettorale, e non stanno facendo nulla neanche per aumentare la tassazione sui profitti, mai stati alti come in questo momento». Tutti argomenti che la Cgil riproporrà in occasione dello sciopero generale del prossimo 26 ottobre, che a questo punto, ha concluso Landini, è ancora più motivato.
Giudizio simile per il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che ha insistito anche lui sugli stipendi bassi e ha chiesto al governo di «detassare gli aumenti contrattuali», magari spostando «le risorse già previste per il 2027 per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego». Anche in questo caso, però, non sono arrivate risposte convincenti e l’ipotesi di una detassazione sulle tredicesime non è abbastanza: se anche dovesse vedere la luce – è il ragionamento di Bombardieri – da sola varrebbe «come una misura spot», senza effetti concreti per i lavoratori.
Sul tema fisco è parsa invece fiduciosa la Cisl: la leader Daniela Fumarola ha insistito che la riduzione dell’aliquota dal 35% al 33% sia estesa fino ai redditi di 60mila euro e sembra che Giorgetti abbia aperto alla possibilità di oltrepassare la soglia dei 50mila euro, quella prevista dal Governo: «Ci ha risposto che ci possono essere dei margini per superarla». Per quanto riguarda l’età pensionabile, la Cisl ha invece espresso la sua contrarietà. Mentre sui salari il ragionamento di Fumarola è più complesso e, almeno in parte, in linea con la visione di Palazzo Chigi: «Se riusciamo a far aumentare la produttività, questa può essere redistribuita». Anche se, ha avvertito, «la produttività si aumenta anche attraverso il rinnovo dei contratti, quindi abbiamo ribadito la necessità di chiudere i contratti pubblici». Buono anche il giudizio sulla sanità: «Abbiamo insistito perché potessero essere aggiunte delle risorse e Giorgetti ci ha detto che stanno lavorando in questa direzione».
Quanto al nodo pensioni, preoccupa tutti. Persino l’Ugl ha mostrato una certa delusione: «Sul blocco di tre mesi non ci sono state risposte certe – ha fatto notare il segretario generale Paolo Capone – faranno delle valutazioni un po' più approfondite, naturalmente prendendo atto di tutte quelle che sono state le richieste delle organizzazioni sindacali». Sul resto, però, Capone è sembrato entusiasta, parlando di «un incontro interessante», specie sul fronte della riforma degli scaglioni Irpef.
Venendo al testo, di certo c’è che la terza manovra a firma Giorgia Meloni (escludendo quella per il 2023 ereditata dall’esecutivo Draghi), sarà anche questa «prudente», per usare un aggettivo caro a Giorgetti. Si parte da una base di 16 miliardi, anche in virtù di un quadro geopolitico particolarmente instabile. Il cuore resta il taglio dell'Irpef per il ceto medio (che è caro soprattutto a FI e a FdI), con l'aliquota ridotta dal 35% al 33%, per un ammontare complessivo di circa 440 euro in più in busta paga all'anno. Mentre la Lega otterrà quasi sicuramente l’agognata rottamazione, ma lunga 9 anni e spalmata su 108 rate per una platea di contribuenti più ridotta. Dovrebbe trovare spazio un bonus per i libri scolastici per famiglie con Isee contenuto, assieme alla proroga delle detrazioni del 50% in modo selettivo sulla prima casa. E farà poi il suo esordio il contestatissimo incremento graduale delle spese per la difesa.
Nel mentre le opposizioni affilano le lame ed Elly Schlein sfida la premier: «In Parlamento abbiamo presentato un documento comune contro la manovra, perché l’alleanza esiste anche su una visione condivisa del futuro del nostro Paese. È una risoluzione in cui denunciamo una legge di bilancio, di nuovo, per la terza volta senza anima, senza prospettive di rilancio per il Paese».
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