mercoledì 20 maggio 2020
Nella terza udienza generale dedicata alla preghiera, Papa Francesco sottolinea che il mistero della Creazione deve generare in noi un canto di lode, “contenti semplicemente di esistere”
Il Papa: la preghiera apre la porta alla speranza

Vatican Media

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La preghiera “è la prima forza della speranza", le "apre la porta”: chi prega sa che questa vita, nonostante le prove “è colma di una grazia per cui meravigliarsi”, per questo va difesa e crede “che l’amore è più potente della morte” e trionferà. “Lodiamo Dio, contenti semplicemente di esistere”, perché siamo “i figli del grande Re”, il Signore della Creazione. Papa Francesco prosegue così la catechesi sulla preghiera all’udienza generale, la decima senza la partecipazione dei fedeli e nell’insolita cornice della Biblioteca del Palazzo apostolico per le limitazioni imposte dalla pandemia di Covid-19.

Nella terza tappa del suo cammino di meditazione, Francesco affronta il mistero della Creazione. Perché “la vita - spiega - il semplice fatto che esistiamo, apre il cuore dell’uomo alla preghiera”. La prima pagina della Bibbia, infatti, “assomiglia ad un grande inno di ringraziamento”, che racconta la Creazione ribandendo continuamente “la bontà e la bellezza di ogni cosa che esiste”.

Dio, con la sola “sua parola, chiama alla vita, ed ogni cosa accede all’esistenza”. Separa la luce dalle tenebre, crea “la varietà delle piante e degli animali” fino all’apparire dell’uomo, in un “eccesso di esultanza”: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”. “La bellezza e il mistero della Creazione - spiega Francesco, citando il Catechismo - generano nel cuore dell’uomo il primo moto che suscita la preghiera”.

Il salmista si domanda: “Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi”. Contempla “il mistero dell’esistenza intorno a sé, vede il cielo stellato che lo sovrasta” e che oggi grazie all’astrofisica vediamo “in tutta la sua immensità”, e si chiede, ricorda il Pontefice “quale disegno d’amore dev’esserci dietro un’opera così poderosa!” In questa vastità l’uomo mortale è una creatura fragilissima, ma anche l’unica, in tutto l’universo, “consapevole di tanta profusione di bellezza”.

La preghiera dell’uomo è strettamente legata con il sentimento dello stupore. La grandezza dell’uomo è infinitesimale se rapportata alle dimensioni dell’universo. Le sue più grandi conquiste sembrano ben poca cosa… Però l’uomo non è nulla. Nella preghiera si afferma prepotente un sentimento di misericordia.

Nulla, spiega ancora Francesco, “esiste per caso”, e nell’universo noi esseri umani, ricorda il salmista, “siamo fatti poco meno di un Dio, di gloria e di onore siamo coronati”. La relazione con Dio, sottolinea il Papa, “è la grandezza dell’uomo”. “Per natura – infatti - siamo quasi nulla, ma per vocazione siamo i figli del grande Re!”. Molti di noi hanno fatto questa esperienza: Se la vicenda della vita, con tutte le sue amarezze, rischia talvolta di soffocare in noi il dono della preghiera, basta la contemplazione di un cielo stellato, di un tramonto, di un fiore…, per riaccendere la scintilla del ringraziamento.

È quello, prosegue Francesco, che forse succede al popolo d’Israele “quando viene redatto il grande racconto biblico della Creazione”. Non erano giorni felici: la terra occupata dai nemici, la deportazione, e la schiavitù in Mesopotamia, senza “più patria, né tempio, né vita sociale e religiosa”. Eppure, chiarisce il Pontefice, “proprio partendo dal grande racconto della Creazione, qualcuno comincia a ritrovare motivi di ringraziamento, a lodare Dio per l’esistenza”.

E’ cosi che “la preghiera è la prima forza della speranza”. Perché gli uomini di preghiera “sono quelli che ripetono, anzitutto a sé stessi e poi a tutti gli altri, che questa vita, nonostante tutte le sue fatiche e le sue prove, nonostante i suoi giorni difficili, è colma di una grazia per cui meravigliarsi. E in quanto tale va sempre difesa e protetta”.

Gli uomini e le donne che pregano sanno che la speranza è più forte dello scoraggiamento. Credono che l’amore è più potente della morte, e che di certo un giorno trionferà, anche se in tempi e modi che non conosciamo.

Gli uomini e le donne di preghiera, conclude Papa Francesco, “portano riflessi sul volto bagliori di luce: perché, anche nei giorni più bui, il sole non smette di illuminarli”.

Tutti siamo portatori di gioia. Questa vita è il dono che Dio ci ha fatto: ed è troppo breve per consumarla nella tristezza. Lodiamo Dio, contenti semplicemente di esistere. Siamo i figli del grande Re, capaci di leggere la sua firma in tutto il creato.

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