mercoledì 6 gennaio 2021
“Alzare gli occhi”, “mettersi in viaggio” e “vedere”: alla Messa dell'Epifania il Papa invita a riscoprire gli insegnamenti dei Re Magi ricordando come seppero riconoscere il Signore in un bambino
Il Papa: adorare Dio è scoprirlo nascosto nelle situazioni semplici
COMMENTA E CONDIVIDI
“Alzare gli occhi”, “mettersi in viaggio” e “vedere”: alla Messa dell'Epifania il Papa invita a riscoprire gli insegnamenti dei Re Magi ricordando come seppero riconoscere il Signore in un bambino, aprendo il cuore a quella fiducia in Dio che è fonte di una gioia interiore che beni materiali e successo non possono eguagliare.

“La vita non è una dimostrazione di abilità, ma un viaggio verso Colui che ci ama”: così il Papa invita, all'omelia della Messa dell'Epifania, a scoprire i significati dell'adorazione. E Francesco a braccio aggiunge che non dobbiamo ad ogni tappa della vita esibire una tessera delle virtù. Come i Re Magi, possiamo comprendere che “Dio rifugge da ogni ostentazione” e incontrarlo “spesso nascosto in situazioni semplici, in persone umili e marginali”.

IL TESTO DELL'OMELIA

"Adorare il Signore non è facile, non è un fatto immediato: esige una certa maturità spirituale, essendo il punto d'arrivo di un cammino interiore, a volte lungo. Non è spontaneo in noi l'atteggiamento di adorare Dio. L'essere umano ha bisogno, sì, di adorare, ma rischia di sbagliare obiettivo; infatti, se non adora Dio, adorerà degli idoli. Non c'è via di mezzo, chi non adora Dio adora il Diavolo e invece che credente diventerà idolatra".
"Nella nostra epoca è particolarmente necessario che, sia singolarmente che comunitariamente, dedichiamo più tempo all'adorazione, imparando sempre meglio a contemplare il Signore. Oggi, pertanto, ci mettiamo alla scuola dei Magi, per trarne alcuni insegnamenti utili: come loro, vogliamo prostrarci e adorare il Signore", ha aggiunto.

"Per adorare il Signore bisogna anzitutto "alzare gli occhi": non lasciarsi cioè imprigionare dai fantasmi interiori che spengono la speranza, e non fare dei problemi e delle difficoltà il centro della propria esistenza. Ciò non vuol dire negare la realtà, fingendo o illudendosi che tutto vada bene. Si tratta invece di guardare in modo nuovo i problemi e le angosce, sapendo che il Signore conosce le nostre situazioni difficili, ascolta attentamente le nostre invocazioni e non è indifferente alle lacrime che versiamo".

"Quando alziamo gli occhi a Dio, i problemi della vita non scompaiono, ma sentiamo che il Signore ci dà la forza necessaria per affrontarli. "Alzare gli occhi", allora, è il primo passo che dispone all'adorazione. Si tratta dell'adorazione del discepolo che ha scoperto in Dio una gioia nuova, diversa. Quella del mondo è fondata sul possesso dei beni, sul successo o su altre cose simili. Invece la gioia del discepolo di Cristo trova il suo fondamento nella fedeltà di Dio, le cui promesse non vengono mai meno, a dispetto delle situazioni di crisi in cui possiamo venire a trovarci. Ecco allora che gratitudine filiale e gioia suscitano l'anelito ad adorare il Signore, che è fedele e non ci lascia mai soli".

"Come i Magi, anche noi dobbiamo lasciarci istruire dal cammino della vita, segnato dalle inevitabili difficoltà del viaggio. Non permettiamo che le stanchezze, le cadute e i fallimenti ci gettino nello scoraggiamento. Riconoscendoli invece con umiltà, dobbiamo farne occasione per progredire verso il Signore Gesù. La vita non è una dimostrazione di abilità, ma un viaggio verso Colui che ci ama: guardando al Signore, troveremo la forza per proseguire con gioia rinnovata".

Il Papa all'Angelus: come i Magi lasciamoci attirare e guidare dalla luce di Gesù

"Celebriamo oggi la solennità dell'Epifania, cioè la manifestazione del Signore a tutte le genti: infatti, la salvezza operata da Cristo non conosce confini", ha detto papa Francesco all'Angelus, dalla Sala della Biblioteca del Palazzo apostolico. "L'Epifania non è un altro mistero - ha spiegato -, è sempre lo stesso evento della Natività, visto però nella sua dimensione di luce: luce che illumina ogni uomo, luce da accogliere nella fede e luce da portare agli altri nella carità, nella testimonianza, nell'annuncio del Vangelo". E nell'episodio dei Magi ci viene mostrato "che questa luce è il Bambino di Betlemme, è Gesù, anche se la sua regalità non da tutti è accettata. Anzi, alcuni la rifiutano, come Erode".

"È Lui - ha spiegato Francesco - la stella apparsa all'orizzonte, il Messia atteso, Colui attraverso il quale Dio realizza il suo regno di amore, di giustizia e di pace. Egli è nato non solo per alcuni ma per tutti gli uomini, per tutti i popoli. La luce è per tutti i popoli, la salvezza è per tutti i popoli". E "la luce di Cristo non si allarga per proselitismo, ma per testimonianza, per professione della fede, e per il martirio". Secondo il Pontefice, "dunque, la condizione è accogliere in sé questa luce, accoglierla sempre di più. Guai se pensiamo di possederla, di doverla solo gestire!". "Anche noi, come i Magi - ha aggiunto -, siamo chiamati a lasciarci sempre affascinare, attirare, guidare, illuminare e convertire da Cristo: è il cammino della fede, attraverso la preghiera e la contemplazione delle opere di Dio, che continuamente ci riempiono di gioia e di stupore, uno stupore sempre nuovo".

"Mi rivolgo con affetto ai fratelli e alle sorelle delle Chiese orientali, cattoliche e ortodosse, che secondo la loro tradizione celebrano domani il Natale del Signore". Lo ha detto il Papa al termine dell'Angelus. "Ad essi porgo il più sentito augurio di un Santo Natale nella luce di Cristo nostra pace e nostra speranza", ha aggiunto Francesco.

La Pasqua si celebra il 4 aprile

Quest'anno la Pasqua si celebrerà domenica 4 aprile. Lo ha annunciato Papa Francesco durante la messa dell'Epifania nella Basilica di San Pietro.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: