lunedì 10 maggio 2021
"Amare come ama Cristo significa mettersi al servizio dei fratelli". II pensiero del Santo Padre è andato a Gerusalemme scossa dagli scontri e alla Colombia. Poi l'augurio a tutte le mamme
Papa Francesco al Regina Coeli del 9 maggio

Papa Francesco al Regina Coeli del 9 maggio - Ansa

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"Amare come ama Cristo significa mettersi sempre al servizio dei fratelli". Lo ha detto papa Francesco al Regina Coeli di domenica 9 maggio, aggiungendo: "Significa uscire da sé, distaccarsi dalle proprie sicurezze umane, dalle comodità mondane, per aprirsi agli altri, specialmente di chi ha più bisogno. Significa mettersi a disposizione, con ciò che siamo e ciò che abbiamo. Questo vuol dire amare non a parole ma con i fatti".

Per il Papa "amare come Cristo significa dire di no ad altri 'amori' che il mondo ci propone: amore per il denaro", "per il successo, per la vanità, per il potere... Queste strade ingannevoli di 'amore' ci allontanano dall'amore del Signore e ci portano a diventare sempre più egoisti, narcisisti e prepotenti".

IL TESTO DEL REGINA COELI

Al termine del Regina Coeli il Papa ha detto di seguire con "particolare preoccupazione gli eventi che stanno accadendo a Gerusalemme. Prego affinché essa sia luogo di incontro e non di scontri violenti, luogo di preghiera e di pace. Invito tutti a cercare soluzioni condivise affinché l’identità multireligiosa e multiculturale della Città Santa sia rispettata e possa prevalere la fratellanza. La violenza genera solo violenza. Basta con gli scontri".

Poi ha chiesto di pregare per le vittime dell’attentato terroristico avvenuto sabato a Kabul, "un’azione disumana che ha colpito tante ragazzine mentre uscivano da scuola. Preghiamo per ognuna di loro e per le loro famiglie. E che Dio doni pace all’Afghanistan".

Inoltre, voglio esprimere la mia preoccupazione per le tensioni e gli scontri violenti in Colombia, che hanno provocato morti e feriti. Sono tanti i colombiani qui, preghiamo per la vostra patria.

Oggi, ad Agrigento, è stato beatificato Rosario Angelo Livatino, martire della giustizia e della fede. Nel suo servizio alla collettività come giudice integerrimo, che non si è lasciato mai corrompere, si è sforzato di giudicare non per condannare ma per redimere. Il suo lavoro lo poneva sempre “sotto la tutela di Dio”; per questo è diventato testimone del Vangelo fino alla morte eroica. Il suo esempio sia per tutti, specialmente per i magistrati, stimolo ad essere leali difensori della legalità e della libertà. Un applauso al nuovo Beato!".

"Saluto di cuore tutti voi, romani e pellegrini. Grazie per la vostra presenza! In particolare, saluto le persone affette da fibromialgia: esprimo loro la mia vicinanza e auspico che cresca l’attenzione a questa patologia a volte trascurata".

"E non possono mancare le mamme! In questa domenica, in numerosi Paesi si celebra la festa della mamma. Salutiamo tutte le mamme del mondo, anche quelle che non ci sono più. Un applauso alle mamme!".

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