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Denuncia “azioni scellerate”, papa Francesco, contro il pianeta Terra verso il quale viene procurato un “male” che “non si limita più ai danni sul clima, sulle acque e sul suolo, ma ormai minaccia la vita stessa sulla terra”. Parole forti che il Pontefice pronuncia dinanzi a docenti e studenti della Pontificia Università Lateranense che partecipano all’Atto Accademico “Cura della nostra Casa Comune e Tutela del Creato”. Parole con cui - come riporta Vatican News - Francesco vuole stimolare “responsabilità, concretezza e competenza”, perché, afferma, dinanzi ad una crisi ecologica così complessa, “non basta ripetere affermazioni di principio, che ci facciano sentire a posto perché, tra le tante cose, ci interessiamo anche di ambiente”, ma servono azioni rapide.
Il Papa parla nell’Aula Magna dell’Ateneo, dove arriva alle 9 in punto, accolto dagli applausi e dai saluti del Gran cancelliere, il cardinale vicario Angelo De Donatis, e del Rettore Vincenzo Buonomo. Accanto a lui ci sono Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco, e il patriarca di Costantinopoli, il "caro fratello" Bartolomeo, a Roma da lunedì scorso per firmare con altri leader religiosi un Appello congiunto che mira a guarire un’umanità e una Terra sempre più ferite.
Con Bartolomeo “condividiamo il dovere di annunciare l’amore per il creato e l’impegno per la sua custodia”, dice Papa Francesco. E rivela che, mentre veniva elaborata l’enciclica Laudato si’, “forte era la luce che veniva da lui e dalla Chiesa di Costantinopoli”, prima tra le Chiese cristiane ad impegnarsi per le tematiche ambientali e ad istituire, nel 1989, una Giornata per la cura del Creato che si celebra ogni 1° settembre. "Custodire il creato - afferma il Papa, citando un discorso del patriarca del 2003 - è un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio. È liberazione dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza".
“Nella Chiesa cattolica l’attenzione alla tutela del creato trova le radici nel patrimonio di riflessioni, idee e strumenti per l’agire contenuti nella sua dottrina sociale”.
Lo sottolinea il Papa, nella lettera con cui ha istituito il ciclo di studi sulla “Cura della nostra Casa comune e tutela del Creato” e della Cattedra Unesco “On Futures of Education for Sustainability”. “È quanto ben sintetizzano principi quali la destinazione universale dei beni, l’utilizzo razionale delle risorse, la conversione ecologica, l’indivisibilità del libro della natura, insieme ad alcuni indicatori operativi essenziali come l’ecologia integrale, l’ascolto della natura, la prevenzione del danno all’ambiente, la stabilizzazione del clima, la conservazione delle biodiversità, delle acque e dei terreni”, fa notare Francesco.
“Non possiamo però dimenticare – aggiunge – che è grazie al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli se tra i cristiani è maturata la preoccupazione per la questione ecologica, per preservare i doni della creazione, del patrimonio naturale, anche con numerose iniziative per sensibilizzare ed esortare i credenti e le altre comunità religiose al rispetto dell’ambiente. Una riflessione che di fronte all’estinzione delle specie, alla distruzione della diversità biologica, ai cambiamenti climatici causati dalla distruzione delle foreste, alla contaminazione delle acque, dell’aria e della vita, non ha esitato a dire: ‘questi sono peccati’”. “Questo comune sentire ha contribuito approfondire il dialogo tra le nostre Chiese, orientandolo anche a cogliere la sapienza che si realizza nell’azione educativa e nel ruolo centrale dell’Universitas, luogo simbolo di quell’umanesimo integrale che necessita continuamente di
“Credenti e non credenti, abbiamo il dovere di garantire non solo un’astratta sostenibilità o di proclamare il bene delle future generazioni, ma di predisporre gli strumenti per salvaguardare i diversi ecosistemi e le loro componenti, sapendo che non ci è dato di disporne senza misura”. È quanto si legge nella lettera con cui il Papa ha istituito oggi il ciclo di studi sulla “Cura della nostra Casa comune e tutela del Creato”, e della Cattedra Unesco “On Futures of Education for Sustainability”.
“A richiederlo – spiega il Papa – sono le gravi ripercussioni che la mancata coscienza ecologica provoca non solo all’ambiente, ma alle relazioni umane e alla vita sociale, alimentando quella cultura dello scarto che significa anzitutto esclusione, povertà, disuguaglianze, spostamenti forzati di popolazioni, mancata soddisfazione dei bisogni primari”. “Quotidianamente l’intera famiglia umana constata che la cura del creato si lega ai progressi delle scienze, al rapporto tra culture differenti, ai processi di costruzione della pace e della cooperazione, come pure impone di rileggere i principi cardine del vivere sociale”, l’analisi del Papa: “Di fronte al degrado che minaccia il pianeta, espressioni come libertà, giustizia, rispetto reciproco, solidarietà, equità, bene comune, sono privati di ogni significato e usati per giustificare qualsiasi azione”. Di qui la necessità di “educare e formare”, che “rimangono le strade da percorrere per passare dall’impegno per l’ambiente ad una corretta responsabilità ecologica”. essere rinnovato e arricchito attraverso l’intrecciarsi dei saperi, delle arti e delle scienze”, l’omaggio del Papa.