mercoledì 2 febbraio 2022
Papa Francesco nell'omelia della Messa per la XXVI Giornata di Vita Consacrata chiede a preti e suore di sapere andare oltre, per comprendere fragilità e fallimenti
Un momento della celebrazione presieduta dal Papa per la Giornata della vita consacrata

Un momento della celebrazione presieduta dal Papa per la Giornata della vita consacrata - Ansa

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Il Papa, celebrando la Messa nella Basilica vaticana per la XXVI Giornata della Vita Consacrata, indica a sacerdoti e suore la ricetta per un autentico "rinnovamento" e li invita a mettere da parte "lamentele" ("è triste vedere consacrati e consacrate amari", dice) come pure atteggiamenti di presunta "superiorità" sempre alla ricerca di "successo" e risultati. "Da chi ci lasciamo principalmente muovere: dallo Spirito Santo o dallo spirito del mondo? - chiede Bergoglio -. È una domanda su cui tutti dobbiamo misurarci, soprattutto noi consacrati. Mentre lo Spirito porta a riconoscere Dio nella piccolezza e nella fragilità di un bambino, noi a volte rischiamo di pensare alla nostra consacrazione in termini di risultati, di traguardi, di successo: ci muoviamo alla ricerca di spazi, di visibilità, di numeri". IL TESTO

Sull'esempio di Simeone e Anna, Bergoglio invita consacrati e consacrate a fare esame di coscienza: "Chiediamoci, fratelli e sorelle: che cosa muove i nostri giorni? Quale amore ci spinge ad andare avanti? Lo Spirito Santo o la passione del momento? Come ci muoviamo nella Chiesa e nella società? A volte, anche dietro l'apparenza di opere buone, possono nascondersi il tarlo del narcisismo o la smania del protagonismo. In altri casi, pur portando avanti tante cose, le nostre comunità religiose sembrano essere mosse più dalla ripetizione meccanica - fare le cose per abitudine, tanto per farle - che dall'entusiasmo di aderire allo Spirito Santo". Da qui il monito: "Verifichiamo oggi le nostre motivazioni interiori, discerniamo le mozioni spirituali, perché il rinnovamento della vita consacrata passa anzitutto da qui".

Francesco chiede a preti e suore di sapere andare oltre, per comprendere fragilità e fallimenti: "Occhi nuovi su noi stessi, sugli altri, su tutte le situazioni che viviamo, anche le più dolorose. Non si tratta di uno sguardo ingenuo, che fugge la realtà o finge di non vedere i problemi, ma di occhi che sanno "vedere dentro" e "vedere oltre"; che non si fermano alle apparenze, ma sanno entrare anche nelle crepe della fragilità e dei fallimenti per scorgervi la presenza di Dio. Che cosa vedono i nostri occhi? Quale visione abbiamo della vita consacrata? Il mondo spesso la vede come uno "spreco", una realtà del passato, qualcosa di inutile; ma noi, comunità cristiana, religiose e religiosi, che cosa vediamo? Siamo rivolti con gli occhi all'indietro, nostalgici di ciò che non c'è più o siamo capaci di uno sguardo di fede lungimirante, proiettato dentro e oltre? A me fa tanto bene vedere consacrati e consacrate anziani, che con occhi luminosi continuano a sorridere, dando speranza ai giovani.".

Il Pontefice focalizza poi l'attenzione su un tema sul quale torna spesso: "Lo ho detto tante volte: c'e la tentazione di andare indietro e conservare tradizioni con rigidità ma la rigidità è una perversione: dietro si nascondono gravi problemi. Apriamo gli occhi: attraverso le crisi, i numeri che mancano, le forze che vengono meno, lo Spirito invita a rinnovare la nostra vita e le nostre comunità. Guardiamo a Simeone e Anna: anche se sono avanti negli anni, non passano i giorni a rimpiangere un passato che non torna più, ma aprono le braccia al futuro che viene loro incontro".

Infine Bergoglio chiede la grazia dello stupore: "Ma noi dopo tanti anni di vita consacrata ci stupiamo ancora? Se non lo trovate chiedete la grazia dello stupore. Se ai consacrati mancano parole che benedicono Dio e gli altri, se manca la gioia, se viene meno lo slancio, se la vita fraterna è solo fatica, non è perché siamo vittime di qualcuno o di qualcosa, il vero motivo è perché le nostre braccia non stringono più Gesù. E quando accade si stringe il vuoto che si cerca di riempire con altre cose. Questa la ricetta del rinnovamento".
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