sabato 24 maggio 2025
«I Papi passano, la Curia rimane», ha sottolineato il Pontefice. «Ciascuno dà il suo contributo svolgendo il proprio lavoro quotidiano con impegno e anche con fede», costruendo unità senza pregiudizi
Il Papa accarezza un neonato

Il Papa accarezza un neonato - Vatican Media

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Conservare la memoria che «nutre il presente e orienta al futuro». Ed essere missionari anche nel lavoro di ufficio. Queste le due consegne di Leone XIV al personale della Curia Romana, dello Stato della Città del Vaticano e del Vicariato di Roma, ricevuti oggi, sabato 24 maggio, in udienza per la prima volta dall'inizio del suo pontificato. Oltre quattromila persone, che hanno affollato l'Aula "Paolo VI" e che lo hanno accolto con scroscianti applausi: «Grazie, grazie - ha detto il Papa sorridente - Con tutti questi applausi ora dovrò fare un discorso più lungo. Quindi state attenti».

Il Pontefice ha subito chiarito che «questo nostro primo incontro non è certo il momento per fare discorsi programmatici». Ma piuttosto, ha spiegato, «è per me l’occasione di dirvi grazie per il servizio che svolgete, e che io, per così dire, “eredito” dai miei predecessori. «I Papi passano, la Curia rimane - ha detto il Papa ai suoi più vicini collaboratori suscitando un altro applauso -. Questo vale in ogni Chiesa particolare, per le Curie vescovili. E vale anche per la Curia del Vescovo di Roma. La Curia è l’istituzione che custodisce e trasmette la memoria storica di una Chiesa, del ministero dei suoi Vescovi. Questo è molto importante. La memoria è un elemento essenziale in un organismo vivente - ha quindi aggiunto -. Non è solo rivolta al passato, ma nutre il presente e orienta al futuro. Senza memoria il cammino si smarrisce, perde il senso del percorso».

Lavorare nella Curia Romana, ha spiegato Leone XIV, «significa contribuire a tenere viva la memoria della Sede Apostolica, nel senso vitale che ho appena accennato, così che il ministero del Papa possa attuarsi nel migliore dei modi. E per analogia
questo si può dire anche dei servizi dello Stato della Città del Vaticano».

Il pontefice ha poi rimarcato la «dimensione missionaria della Curia e di ogni istituzione legata al ministero petrino». Su questo, ha detto, «ha insistito molto Papa Francesco, che, coerentemente con il progetto enunciato nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, ha riformato la Curia Romana nella prospettiva dell’evangelizzazione, con la Costituzione apostolica Praedicate Evangelium. E questo l’ha fatto ponendosi nella scia dei predecessori, specialmente di San Paolo VI e San Giovanni Paolo II».

A tal proposito Leone XIV ha ricordato la sua esperienza missionaria in Perù, dove è maturata anche la sua «vocazione pastorale». «Non potrò mai ringraziare abbastanza il Signore per questo dono! Poi, la chiamata a servire la Chiesa qui nella Curia Romana è stata una nuova missione, che ho condiviso con voi in questi due anni. E ancora la continuo e la continuerò, finché Dio vorrà, in questo servizio che mi è stato affidato». Il Papa ha dunque ripetuto ai suoi collaboratori ciò che disse la sera dell’8 maggio, appena eletto, alla Chiesa di Roma: «Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta ad accogliere […] con le braccia aperte tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del dialogo e dell’amore». E ora, ha proseguito, «le ripeto pensando alla missione di questa Chiesa verso tutte le Chiese e il mondo intero, di servire la comunione, l’unità, nella carità e nella verità. Il Signore ha dato a Pietro e ai suoi successori questo compito, e tutti voi in modi diversi collaborate per questa grande opera».

Ecco, dunque, la consegna del Vescovo di Roma: «Ciascuno dà il suo contributo svolgendo il proprio lavoro quotidiano con impegno e anche con fede, perché la fede e la preghiera sono come il sale per i cibi, danno sapore. Se dunque dobbiamo tutti cooperare alla grande causa dell’unità e dell’amore, cerchiamo di farlo prima di tutto con il nostro comportamento nelle situazioni di ogni giorno, a partire anche dall’ambiente lavorativo. Ognuno può essere costruttore di unità con gli atteggiamenti verso i
colleghi, superando le inevitabili incomprensioni con pazienza e umiltà, mettendosi nei panni degli altri, evitando i pregiudizi, e anche con una buona dose di umorismo, come ci ha insegnato Papa Francesco».

Leone XIV, secondo fonti di agenzia, avrebbe anche ripristinato ripristinato la gratifica ai dipendenti per l'elezione del nuovo Papa, una tradizione dei Pontefici romani che Francesco non aveva seguito. Alla fine dell'udienza si è trattenuto a lungo a salutare i dipendenti, accarezzando numerosi bambini e benedicendo i genitori.

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