lunedì 25 luglio 2022
Al centro del programma gli incontri con gli indigeni in un viaggio di riconciliazione
Il Papa è arrivato a Edmonton: la cerimonia di accoglienza / Video

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Papa Francesco è arrivato in Canada per un “pellegrinaggio penitenziale” che ha lo scopo di ribadire “il dolore” e “la solidarietà” ai rappresentanti dei popoli indigeni per “il male” subito nelle cosiddette “scuole residenziali”, istituite dal governo e gestite delle Chiese cristiane per “rieducare” secondo i canoni occidentali i giovani nativi strappandoli dalle famiglie. Un sistema nato a fine Ottocento e mantenuto fino alla seconda metà del secolo scorso.


E’ il 37° viaggio apostolico internazionale di Francesco, che domenica mattina, dopo aver lasciato Casa Santa Marta, si è trasferito in auto all’Aeroporto Internazionale di Roma-Fiumicino da dove, alle ore 9.16 - a bordo di un A330/ITA Airways – è partito alla volta di Edmonton.

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L’aereo è atterrato all’Aeroporto della capitale della provincia dell’Alberta alle ore 11.09 (le 19.09 di Roma).
Al suo arrivo il Pontefice è stato accolto dal Governatore Generale del Canada, la signora Mary Simon, figlia di un inglese e di una nativa, dal primo ministro Justin Trudeau, e da un rappresentante delle Popolazioni Indigene in abito tradizionale.

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Semplice e suggestiva la cerimonia di accoglienza. Dopo l’esecuzione di un canto tradizionale di benvenuto in lingua autoctona accompagnato dal suono di tamburi, il saluto di alcuni rappresentanti delle First Nations. Alla moglie di uno dei leader nativi il Papa bacia la mano. Quindi dopo la presentazione delle rispettive Delegazioni, il Governatore Generale e il premier hanno avuto un breve incontro con Francesco. La visita ufficiale alle autorità politiche ci sarà a Quebec City nella seconda parte del viaggio.
Al termine dell'incontro privato il Papa si è trasferito in auto al St. Joseph Seminary. Per la prima giornata del Papa in Canada non erano previsti altri eventi. Il Pontefice si è spostato sempre in sedia a rotelle. Ha voluto fortemente che questo viaggio si facesse, nonostante il ginocchio malandato. Ma, inevitabilmente, con un programma leggero.

Nel corso del volo il Papa, secondo tradizione, ha salutato i giornalisti al seguito. “E’ un viaggio penitenziale, facciamolo con questo spirito”, ha ribadito. E poi ricordando che domenica era la giornata dei nonni, ha detto: “Oggi ci vuole: tornare ai nonni – dirò così come un leitmotiv –, nel senso che i giovani devono avere contatto con i nonni, riprendere da loro, riprendere le radici, non per rimanere lì, no, ma per portarle avanti, come l’albero che prende dalle radici la forza e la porta avanti nei fiori e nei frutti”. E poi ha aggiunto: “vorrei ricordare anche, come religioso, i vecchi e le vecchie religiosi, i ‘nonni’ della vita consacrata: per favore, non nasconderli, sono la saggezza di una famiglia religiosa; e che i nuovi religiosi e religiose, i novizi, le novizie abbiano contatto con loro: loro ci daranno tutta l’esperienza di vita che ci aiuterà tanto ad andare avanti”.


Francesco ha salutato tutti i giornalisti. E a chi gli ha chiesto se ha intenzione di recarsi in Ucraina ha risposto: “Sì, vorrei andare. Speriamo. Magari”.

Oggi i primi appuntamenti con le popolazioni indigene. Alle 10 (le 18 da noi) a Maskwacis, 100 chilometri a sud di Edmonton, con visita provata al cimitero e quindi primo discorso in terra canadese. Nel pomeriggio poi, alle 16,45 (notte inoltrata in Italia), l’altro incontro con i nativi della giornata, presso la chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Edmonton.

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