venerdì 8 dicembre 2023
Doppio omaggio del Pontefice alla Vergine, prima a Santa Maria Maggiore, poi in piazza di Spagna. "Il male non ha l'ultima parola, il nostro destino è la pace, non la guerra", dice Francesco
Il Papa durante la preghiera alla Madonna a piazza di Spagna

Il Papa durante la preghiera alla Madonna a piazza di Spagna - Ansa

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La preghiera per la pace, quella per "tutti i popoli oppressi dall’ingiustizia e dalla povertà, provati dalla guerra". Ma anche per "tutte le donne che hanno sofferto violenza e quelle che ancora ne sono vittime, in questa città, in Italia e in ogni parte del mondo". Il Papa ha deposto ai piedi della Vergine, nel tradizionale omaggio di piazza di Spegna il giorno dell'Immacolata, le lacrime di tutte le persone che soffrono. "Tu le conosci ad una ad una, conosci i loro volti. Asciuga, ti preghiamo, le loro lacrime e quelle dei loro cari", ha detto rivolgendosi alla Vergine. E ha aggiunto che il male non ha né la prima né l'ultima parola. E che il nostro destino è la pace, non la guerra.

Francesco, provenendo dalla Basilica di Santa Maria Maggiore dove aveva offerto una rosa d'oro all'icona della Salus Populi Romani, è arrivato in piazza Mignanelli poco dopo le 16 a bordo di un'auto chiusa, ma passando tra due ali di folla ha aperto il finestrino per salutare e sfiorare le mani dei tantissimi fedeli presenti. Poi, giunto davanti alla colonna che dal 1857 reca in cima la statua della Madonna, ha salutato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e il cardinale Vicario, Angelo De Donatis, ha letto la sua preghiera.

La sguardo del Pontefice si è allargato a centri concentrici dalla città al mondo. Prima di tutto vogliamo ringraziarti - ha detto -
perché in silenzio, come è nel tuo stile, tu vegli su questa città, che oggi ti avvolge di fiori per dirti il suo amore. In silenzio, giorno e notte, vegli su di noi: sulle famiglie, con le gioie e le preoccupazioni – tu lo sai bene –; sui luoghi di studio e di lavoro; sulle istituzioni e gli uffici pubblici; sugli ospedali e le case di cura; sulle carceri; su chi vive per strada; sulle parrocchie e tutte le comunità della Chiesa di Roma. Grazie per la tua presenza discreta e costante, che ci dà conforto e speranza".

Quindi il tema della pace. "Madre, rivolgi i tuoi occhi di misericordia su tutti i popoli oppressi dall’ingiustizia e dalla povertà,
provati dalla guerra; guarda al martoriato popolo ucraino, al popolo palestinese e al popolo israeliano, ripiombati nella spirale della violenza".

E molto accorato viene poi il passaggio sulle madri e sulle donne vittime di violenza. "Oggi, Madre santa, portiamo qui, sotto il tuo sguardo, tante madri che, come è successo a te, sono addolorate. Le madri che piangono i figli uccisi dalla guerra e dal terrorismo.
Le madri che li vedono partire per viaggi di disperata speranza. E anche le madri che cercano di scioglierli dai lacci delle dipendenze, e quelle che li vegliano in una malattia lunga e dura. Oggi, Maria, abbiamo bisogno di te come donna, per affidarti tutte le donne che hanno sofferto violenza e quelle che ancora ne sono vittime, in questa città, in Italia e in ogni parte del mondo.
Tu le conosci ad una ad una, conosci i loro volti. Asciuga, ti preghiamo, le loro lacrime e quelle dei loro cari. E aiuta noi a fare un cammino di educazione e di purificazione, riconoscendo e contrastando la violenza annidata nei nostri cuori e nelle nostre menti
e chiedendo a Dio che ce ne liberi".

La preghiera di papa Bergoglio è però anche e soprattutto un inno di speranza, che trae forza proprio dall'esempio della Vergione Maria. Perché il Vescovo di Roma sottolinea, rivolgendosi a Lei, che "la tua persona, il fatto stesso che tu esisti ci ricorda che il male non ha né la prima né l’ultima parola; che il nostro destino non è la morte ma la vita, non è l’odio ma la fraternità, non è il conflitto ma l’armonia, non è la guerra ma la pace". Di qui l'invocazione finale di Francesco: "Mostraci ancora, o Madre, la via della conversione, perché non c’è pace senza perdono e non c’è perdono senza pentimento. Il mondo cambia se i cuori cambiano; e ognuno deve dire: a partire dal mio". Quel cuore che viene cambiato dalla grazia di Dio, da Gesù nato da Maria". "Vieni, Signore Gesù - implora il Papa - Venga il tuo regno d’amore, di giustizia e di pace".

In precedenza, c'era stato l'omaggio del papa davanti alla Salus. La rosa d'oro donata all'icona venerata in Santa Maria Maggiore, basilica visitata per la 115.ma volta, ha radici antiche e simboleggia la benedizione papale. La tradizione di conferire la Rosa d'oro risale al Medioevo e, nel corso dei secoli, è stata donata a monasteri, santuari, sovrani e personalità di spicco in riconoscimento del loro impegno per la fede e il bene comune. Con il dono della Rosa alla Salus, Papa Francesco sottolinea l'importanza spirituale e il significato profondo che questa icona detiene nella vita della Chiesa Cattolica. La prima Rosa d'oro fu donata alla Salus nel 1551 da Papa Giulio III; poi nel 1613 Papa Paolo V donò la Rosa d'oro in occasione della traslazione della venerata Icona nella nuova cappella appositamente eretta. La Basilica non ha alcuna traccia delle due suddette Rose d'oro donate dai due Pontefici, probabilmente perse con l'invasione napoleonica dello Stato Pontificio.
















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