sabato 11 dicembre 2021
Papa Bergoglio ha incontrato gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Contro gli abusi di potere e la crisi vocazionale, l'importanza di sapersi integrare nella Chiesa.
Papa Francesco e i partecipanti all'udienza

Papa Francesco e i partecipanti all'udienza - Foto Ansa

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Oggi papa Francesco ha incontrato i partecipanti alla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

Durante l’udienza, le prime parole di Francesco sono state di gratitudine, vicinanza e incoraggiamento: «Vi ringrazio per tutto il lavoro che portate avanti al servizio della vita consacrata nella Chiesa universale, al servizio del vangelo, perché tutto quello che noi facciamo è al servizio del vangelo. In particolare servite quel “vangelo” che è la vita consacrata, affinché sia tale, sia vangelo per il mondo di oggi. Voglio dirvi la mia riconoscenza e voglio incoraggiarvi, perché so che il vostro compito non è facile. Per questo voglio esprimere la mia vicinanza a tutti coloro che credono nel futuro della vita consacrata. Vi sono vicino».

Quindi il Pontefice, parlando a braccio, ha ricordato che non si deve perdere la memoria della propria storia, del proprio istituto, delle radici: «Quando noi perdiamo la memoria, quella memoria delle meraviglie che Dio ha fatto nella Chiesa, nel nostro istituto, nella mia vita perdiamo forza e non potremo dare vita”. Se noi non abbiamo questa memoria "deuteronomica" non avremo neppure germogli».

Nel discorso del Papa è chiara la preoccupazione sulla crisi di vocazioni, argomento affrontato positivamente nel ricordo di Karol Wojtyla: «San Giovanni Paolo II convocò il Sinodo dei Vescovi su questo tema (calo delle vocazioni, ndr): c'era da una parte la consapevolezza di un tempo di travaglio, di esperienze innovatrici non sempre con esiti positivi; c'era, e c'è maggiormente adesso, la realtà del calo numerico in diverse parti del mondo; ma soprattutto prevaleva, e prevale, la speranza, fondata sulla bellezza del dono che è la vita consacrata».

Ma la centralità della catechesi sta in due temi fondamentali, condivisi come risposta al problema vocazionale. Francesco ha evidenziato che il servizio di chi ha abbracciato la vita consacrata «si può riassumere in due parole: discernere e accompagnare».

«È il lavoro serio e paziente del discernimento, che non può compiersi se non nell’orizzonte della fede e della preghiera. Discernere e accompagnare. Accompagnare specialmente le comunità di recente fondazione, che sono anche più esposte al rischio dell’autoreferenzialità. Il criterio essenziale di discernimento, infatti, sta nella capacità di una comunità, di un istituto di «integrarsi nella vita del popolo santo di Dio per il bene di tutti». Un concetto già presente nella Evangelii gaudium: «La vita consacrata nasce nella Chiesa, cresce e può dare frutti evangelici solo nella Chiesa, nella comunione vivente del popolo fedele di Dio – ha detto ancora il Pontefice . Per questo «i fedeli hanno il diritto di essere avvertiti dai pastori sull’autenticità dei carismi e sull’affidabilità di coloro che si presentano come fondatori».

L’appello a sviluppare la collaborazione con i vescovi diocesani è stato meglio esplicitato in questi termini: «Esorto i pastori a non spaventarsi e ad accogliere pienamente il vostro accompagnamento. È responsabilità del pastore accompagnare e, nello stesso tempo, accettare questo servizio. Questa collaborazione, questa sinergia tra il dicastero e i vescovi permette anche di evitare, come chiede il Concilio, che sorgano inopportunamente istituti privi di sufficiente motivazione o di adeguato vigore forse con buona volontà, ma manca qualcosa. È prezioso il vostro servizio per cercare di fornire ai pastori e al popolo di Dio criteri validi di discernimento».

Infine, il Papa è ritornato sulla pastorale vocazionale e alla formazione che si propone ai candidati, sull’attenzione a come si esercita il servizio dell’autorità, con particolare riguardo alla separazione tra foro interno e foro esterno alla durata dei mandati e all’accumulo dei poteri. E un severo monito sugli abusi di autorità e di potere.





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