venerdì 19 aprile 2024
Francesco ha ricevuto oltre seimila ragazzi provenienti da tutta Italia, chiedendo loro di essere «artigiani» della convivenza pacifica che non è solo assenza di guerra. «Non perdete tempo sui social»
Un momento dell'udienza alle Scuole per la pace

Un momento dell'udienza alle Scuole per la pace - ANSA

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Il Papa chiama i bambini, i ragazzi e i giovani di oggi a «essere artigiani di pace» e « protagonisti e non spettatori del futuro». Un futuro che non si può costruire da soli ma insieme, ha sottolineato. «Mettersi in rete e fare rete»., Cioè «passare dall'io al noi» e «lavorare per il bene di tutti». In altri termini, ha aggiunto Francesco, si tratta di «essere svegli e non addormentati», dato che l'avvenire «lo si porta avanti lavorando, non dormendo; camminando per le strade, non sdraiati sul divano; usando bene i mezzi informatici, non perdendo tempo sui social; e poi – ascoltate bene – questo tipo di sogno si realizza pregando, cioè insieme con Dio, non con le nostre sole forze». Lo richiede il momento presente in cui «le sfide odierne, e soprattutto i rischi, come nubi oscure, si addensano su di noi minacciando il nostro futuro».

Il Pontefice ha incontrato oltre seimila ragazzi della Rete nazionale delle Scuole per la Pace, promosso dalla "Fondazione Perugiassisi per la cultura della pace", confluiti da tutta Italia a in una affollatissima Aula Paolo VI, colorata da striscioni inneggianti alla pace e al prendersi cura degli altri. Concetti che il Papa ha ribadito anche nel suo discorso, facendo riferimento a queste «due parole-chiave: la pace e la cura. Sono due realtà legate tra loro», ha detto. E poi ha parlato loro di «un sogno collettivo che animi un impegno costante, per affrontare insieme le crisi ambientali, economiche, politiche e sociali che il nostro pianeta sta attraversando». «In questo tempo ancora segnato dalla guerra - ha rimarcato -, vi chiedo di essere artigiani della pace; in una società ancora prigioniera della cultura dello scarto, vi chiedo di essere protagonisti di inclusione; in un mondo attraversato da crisi globali, vi chiedo di essere costruttori di futuro, perché la nostra casa comune diventi luogo di fraternità, di solidarietà e di pace. Vi auguro di essere sempre appassionati di questo sogno».

La pace, ha però spiegato il Vescovo di Roma, «non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra; è un clima di benevolenza, di fiducia e di amore che può maturare in una società fondata su relazioni di cura, in cui l’individualismo, la distrazione e l’indifferenza cedono il passo alla capacità di prestare attenzione all’altro, di ascoltarlo nei suoi bisogni fondamentali, di curare le sue ferite, di essere per lui o lei strumenti di compassione e di guarigione. Questa è la cura che Gesù ha verso l’umanità - ha quindi sottolineato -, in particolare verso i più fragili, e di cui il Vangelo ci parla spesso. Dal “prendersi cura” reciproco nasce una società inclusiva, fondata sulla pace e sul dialogo». E parlando di pace, il Pontefice ha invitato a pensare ai bambini che sono in guerra, ai bambini Ucraini, ai bambini di Gaza che hanno fame, invitando anche a fare «un piccolo silenzio in cui ognuno di noi pensa a questi bambini».

Il Papa ha poi ringraziato i ragazzi presenti «perché con passione e generosità vi impegnate a lavorare nel “cantiere del futuro”, vincendo la tentazione di una vita appiattita soltanto sull’oggi, che rischia di perdere la capacità di sognare in grande. Oggi più che mai, invece - ha detto Francesco -, c’è bisogno di vivere con responsabilità, allargando gli orizzonti, guardando avanti e seminando giorno per giorno quei semi di pace che domani potranno germogliare e portare frutto». L'appuntamento da tenere presente è quello del Summit del Futuro, convocato a New York dall’ONU per affrontare le grandi sfide globali di questo momento storico e firmare un “Patto per il Futuro” e una “Dichiarazione sulle generazioni future”. «Si tratta di un evento importante, e c’è bisogno anche del vostro contributo perché non rimanga soltanto “sulla carta”, ma diventi concreto e si realizzi attraverso percorsi e azioni di cambiamento».

L'augurio finale del Papa - che poi è sceso tra i ragazzi, pur spostandosi sulla carrozzella, stringendo mani e distribuendo sorrisi, carezze e incoraggiamenti - è che «vi stia sempre a cuore la sorte del nostro pianeta e dei vostri simili; vi stia a cuore il futuro che si apre davanti a noi, perché possa essere davvero come Dio lo sogna per tutti: un futuro di pace e di bellezza per l’umanità intera».

All'incontro con il Papa hanno preso parte 137 scuole della pace provenienti da 94 città. Erano presenti tra gli altri Flavio Lotti, presidente della Fondazione, e padre Enzo Fortunato, che ha ricordato l'appuntamento della Giornata mondiale dei bambini il 25 e 26 maggio prossimi. Canti e testimonianze si sono alternati durante tutta la mattinata. E alla fine i seimila hanno intonato "Non abbiamo paura, we are not afraid". Un proposito di pace anche questo.





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