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Leone XIV con la Croce dell'Anno Santo durante il Giubileo della Santa Sede - Reuters
«Il ministero di Pietro è creare relazioni, ponti». Leone XIV torna a ribadire uno dei fulcri del suo pontificato. Lo aveva detto nel giorno dell’elezione al soglio di Pietro affacciandosi dalla loggia centrale della Basilica Vaticana. Lo ripete davanti ai circa cento nunzi apostolici arrivati a Roma da tutto il mondo per il Giubileo che il Papa riceve in udienza questa mattina nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Fin dall’inizio del suo ministero, Leone si è presentato come il Pontefice dell’incontro e del dialogo. E lo chiede anche ai cardinali e vescovi “ambasciatori” pontifici con i quali «il Papa si rende partecipe della vita stessa dei suoi figli e, quasi inserendosi in essa, viene a conoscere, in modo più spedito e sicuro, le loro necessità e insieme le aspirazioni», sottolinea richiamando Paolo VI, il Pontefice che più di altri ha citato nel suo primo mese di pontificato.
A loro affida un mandato: «Sentitevi missionari, inviati dal Papa per essere strumenti di comunione, di unità, al servizio della dignità della persona umana». E poi: «Siate uomini capaci di costruire relazioni lì dove si fa più fatica». Papa Leone non cita guerre o situazioni di tensione, ma lascia capire che la rete diplomatica vaticana è chiamata a far incontrare i nemici. «Non esiste in nessun Paese del mondo un corpo diplomatico così universale come il nostro – tiene a sottolineare il Pontefice –. Però, nello stesso tempo, credo si possa dire altrettanto che nessun Paese del mondo ha un corpo diplomatico così unito come voi siete uniti: perché la vostra, la nostra comunione non è solo funzionale, né solo ideale, ma siamo uniti in Cristo e nella Chiesa. È interessante riflettere su questo fatto: che la diplomazia della Santa Sede costituisce nel suo stesso personale un modello – non certo perfetto, ma molto significativo – del messaggio che propone, quello cioè della fraternità umana e della pace tra i popoli».
Nel suo intervento Leone XIV tratta due temi a lui cari: l’attenzione ai più fragili e il rispetto della libertà religiosa. «Conto su di voi affinché nei Paesi dove vivete – dice il Pontefice ai nunzi – tutti sappiano che la Chiesa è sempre pronta a tutto per amore, che è sempre dalla parte degli ultimi, dei poveri, e che sempre difenderà il sacrosanto diritto a credere in Dio, a credere che questa vita non è in balia dei poteri di questo mondo, ma è attraversata da un senso misterioso». E ai rappresentanti pontifici chiede di «vedere sempre il bene, anche quello nascosto, quello che è in minoranza» e di «dare amore, dare testimonianza di quella carità che è pronta a tutto» di fronte «al dolore degli innocenti, dei crocifissi di oggi, che molti di voi conoscono personalmente perché servite popoli vittime di guerre, di violenze, di ingiustizie, o anche di quel falso benessere che illude e delude». Con uno stile preciso: «Conservate la stessa umiltà e lo stesso realismo dell’apostolo Pietro, che sa benissimo di non avere la soluzione a tutto».
Ai tutti i nunzi il Papa regala un anello in cui è incisa la scritta “sub umbra Petri” (“all’ombra di Pietro). Per evidenziare lo speciale rapporto con il Pontefice. «Sentitevi sempre legati a Pietro, custoditi da Pietro, inviati da Pietro. Solo nell’obbedienza e nella comunione effettiva con il Papa il vostro ministero potrà essere efficace per l’edificazione della Chiesa, in comunione con i
vescovi locali». È un nuovo richiamo all’unità, dimensione che caratterizza papa Leone e che il Pontefice stavolta declina in chiave diplomatica. E ripete che il Papa non è un “uomo solo al comando”. Lo fa esprimendo «la riconoscenza per quanti mi aiutano a svolgere giorno per giorno il mio servizio. Questa gratitudine è tanto maggiore quando penso – e tocco con mano affrontando le varie questioni – che il vostro lavoro sempre mi precede».
È il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ad aprire l’incontro. Nel suo saluto cita le parole dell’allora cardinale Prevost che da prefetto del Dicastero dei vescovi aveva parlato di «insostituibile collaborazione dei nunzi», a testimonianza dell’«importanza che attribuisce a questa missione nella Chiesa», aggiunge Parolin. Concetto ripreso dal Papa all’inizio dell’udienza. Domani è in programma il pranzo di Leone XIV con i nunzi.