venerdì 3 gennaio 2020
Nel messaggio ribadito il «no» all'eutanasia, al suicidio assistito, anche quando lo stato della malattia è irreversibile
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Foto di repertorio - Ansa

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«La Chiesa vuole esser sempre più e sempre meglio la "locanda" del Buon Samaritano che è Cristo, cioè la casa dove potete trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell'accoglienza, nel sollievo».

È uno dei passaggi centrali del messaggio che papa Francesco ha diffuso in vista della Giornata mondiale del malato (QUI), che la Chiesa celebrerà per la ventottesima volta l’11 febbraio 2020. Il titolo del messaggio prende una frase pronunciata da Gesù e riportata dal Vangelo di Matteo: «Venite a me , voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». Parole che, sottolinea il Papa, «esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo» verso una «umanità afflitta e sofferente» e che rivolge agli ammalati e a quanti sentono di vivere in una condizione di fragilità.
Perché Gesù Cristo nutre questi sentimenti?» si domanda il Papa che risponde: «Perché Egli stesso si è fatto debole, sperimentando l’umana sofferenza e ricevendo a sua volta ristoro dal Padre». Una vicinanza che Gesù offre a tutti gli ammalati, in qualunque situazione si trovino, soprattutto quando in alcune circostanze «si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare, il prendersi cura per una guarigione umana integrale».

Ecco allora che il Papa ribadisce il compito della Chiesa di essere «locanda del Buon Samaritano».

In tutto questo, ovviamente, il Papa non dimentica gli operatori sanitari che «con competenza agiscono facendo sentire la presenza di Cristo, che offre consolazione e si fa carico della persona malata curandone le ferite». «Pertanto – dice il Papa rivolgendosi agli operatori sanitari – il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile». «Ricordiamo che la vita è sacra e appartiene a Dio – ribadisce con chiarezza papa Francesco nel Messaggio per la Giornata mondiale del malato –, pertanto è inviolabile e indisponibile. La vita va accolta, tutelata, rispettata e servita dal suo nascere al suo morire».

Nessuna scorciatoia, dunque, nelle cure ai malati, ma anche nessun omissione da parte degli Stati nella possibilità di accedere alle cure. Anche in questo caso l’appello di papa Francesco è chiaro: «Mi rivolgo pertanto alle istituzioni sanitarie e ai governi di tutti i Paesi del mondo, affinché per considerare l’aspetto economico, non trascurino la giustizia sociale» e «si cooperi perché tutti abbiano accesso a cure adeguate per la salvaguardia e il recupero della salute»



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