lunedì 18 ottobre 2021
Nelle parole che hanno seguito l'Angelus, il Papa allargando lo sguardo alle vicende degli ultimi giorni ha ricordato i gravi fatti di cronaca che hanno interessato Norvegia, Afghanistan e Inghilterra
La preghiera del Papa: abbandoniamo la via della violenza, sempre perdente
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Stragi che non hanno ancora una spiegazione o che hanno mandanti certi: in ogni caso la violenza non è mai una vittoria, non è una soluzione anzi richiama dietro di sè altra violenza senza fine.

Lo ha sottolineato nei saluti ai fedeli al termine della preghiera mariana dell'Angelus Francesco. Il riferimento è a quanto accaduto nelle ultime settimane in Norvegia e poi in Afghanistan e infine in Inghilterra, con morti e feriti e con il dolore dei parenti delle vittime a cui il Pontefice ha fatto riferimento: "Esprimo la mia vicinanza ai familiari delle vittime. Vi prego, per favore, di abbandonare la via della violenza che è sempre perdente, che è una sconfitta per tutti. Ricordiamoci che violenza genera violenza".

Francesco: passare dalla logica dell’ambizione a quella della compassione

Siamo sempre tentati di vivere tutto, persino le relazioni, per alimentare “la nostra ambizione”, “salire i gradini del successo”, “raggiungere posti importanti”. Bisogna, invece, passare da questa “mentalità mondana” a quella di Gesù che è di immergersi “con compassione nella vita di chi incontriamo”. È la chiamata che il Papa rivolge all’Angelus di questa domenica di ottobre, affacciandosi dalla finestra dello studio del Palazzo Apostolico su Piazza San Pietro. Due “logiche diverse” espresse dai verbi emergere e immergersi.
"La ricerca del prestigio personale può diventare una malattia dello spirito, mascherandosi perfino dietro a buone intenzioni; ad esempio quando, dietro al bene che facciamo e predichiamo, cerchiamo in realtà solo noi stessi e la nostra affermazione, cioè andare avanti noi, arrampicarci e questo anche nella Chiesa lo vediamo… Quante volte, noi cristiani, che dovremmo essere i servitori, cerchiamo di arrampicarci, di andare avanti".

Il Papa esorta, dunque, a “verificare le vere intenzioni del cuore”, chiedendosi se quando si porta avanti un lavoro, lo si faccia per offrire un servizio o per essere notati e lodati. La riflessione di Papa Francesco si dipana, infatti, sulle orme del Vangelo proposto dalla Liturgia odierna: Giacomo e Giovanni chiedono al Signore di sedere un giorno accanto a Lui nella gloria. Gesù insegna loro che la vera gloria non si ottiene elevandosi sopra gli altri ma vivendo lo stesso “battesimo” che egli riceverà: con la sua Passione “Gesù si è immerso nella morte, offrendo la sua vita per salvarci”. La gloria di Dio è, dunque, “amore che si fa servizio”, non “potere che ambisce al dominio”. Gesù ricorderà, infatti, che chi vuole diventare grande, si farà “vostro servitore”. In proposito, Francesco invita a pensare con compassione alla fame di tante persone:

Quando noi siamo davanti al pasto che è una grazia di Dio che noi possiamo mangiare, c’è tanta gente che lavora e non riesce ad avere il pasto sufficiente per tutto il mese. Pensiamo a quello. E immergersi con compassione, avere compassione non è un dato di enciclopedia, ci sono tanti affamati… No! Sono persone, e io ho compassione per le persone? Con compassione della vita di chi incontriamo, come ha fatto Gesù con me, con te, con tutti noi, si è avvicinato con compassione.
A braccio racconta che stava vedendo nel programma “A sua immagine” quel servizio delle Caritas perché a nessuno manchi il cibo ed esorta, quindi, a "preoccuparsi della fame degli altri, preoccuparsi dei bisogni degli altri". "Sono tanti, tanti i bisognosi oggi, e dopo la pandemia di più".

Dopo la recita della preghiera mariana, oltre ai riferimenti alle stragi il Papa ha incoraggiato la campagna di preghiera di Aiuto alla Chiesa che Soffre: “Per l’unità e la pace, un milione di bambini recita il Rosario”. E ringrazia tutti i bambini che vi partecipano. Il suo pensiero è andato anche alla beatificazione, a Cordova, in Spagna, del sacerdote Juan Elías Medina e 126 compagni martiri. Si tratta di sacerdoti, religiose, seminaristi e laici, uccisi in odio alla fede durante "la violenta persecuzione religiosa degli anni trenta in Spagna".
“La loro fedeltà - ha affermato il Pontefice - dia la forza a tutti noi, specialmente ai cristiani perseguitati in diverse parti del mondo, la forza di testimoniare con coraggio il Vangelo”. Salutato anche il “Pellegrinaggio ecumenico per la giustizia ecologica”, formato da cristiani di diverse confessioni, partiti dalla Polonia e diretti in Scozia in occasione del vertice sul clima COP26.

Messa per le ordinazioni episcopali. Il Papa: a nuovi vescovi, vostro compito è servire, non dominare

“Chi è il più grande tra voi, diventi come il più piccolo. E chi governa, come colui che serve”. Questo è l’insegnamento di Gesù, come ha ricordato papa Francesco alla celebrazione nella Basilica di San Pietro dell’ordinazione episcopale di monsignor Guido Marini, nominato vescovo di Tortona, e di monsignor Andrés Gabriel Ferrada Moreira, dal 1 ottobre Segretario della Congregazione per il Clero. In loro, nuovi vescovi è "presente lo stesso Signore nostro Gesù Cristo, sommo sacerdote in eterno", ha spiegato Francesco nell'omelia: "Cristo, che continua a predicare il Vangelo di salvezza e a santificare i credenti" e nella "paternità del vescovo accresce di nuove membra il suo corpo, che è la Chiesa". "È Cristo che nella sapienza e prudenza del vescovo guida il popolo di Dio nel pellegrinaggio terreno fino alla felicità eterna".

L'alta responsabilità del servizio

Come riporta Vatican News, Francesco ha parlato di “alta responsabilità ecclesiale” alla quale vengono chiamati i nuovi vescovi, ricordando che “Gesù Cristo inviato dal Padre a redimere gli uomini mandò a sua volta nel mondo i dodici apostoli, perché pieni della potenza dello Spirito Santo annunziassero il Vangelo a tutti i popoli e riunendoli sotto un unico pastore, li santificassero e li guidassero alla salvezza”.

L'invito è a riflettere: "Siete stati scelti fra gli uomini e per gli uomini, siete stati costituiti - non per voi, per gli altri - nelle cose che riguardano Dio. "Episcopato" infatti è il nome di un servizio - non è vero episcopato senza servizio -, non di un onore, come volevano i discepoli, uno alla destra, uno alla sinistra, poiché al vescovo compete più il servire che il dominare, secondo il comandamento del Maestro: "Chi è il più grande tra voi, diventi come il più piccolo. E chi governa, come colui che serve". Servire. E con questo servizio voi custodirete la vostra vocazione e sarete autentici pastori nel servire, non negli onori, nella potestà, nella potenza… No, servire, sempre servire".


Annuncio e studio
Guardando poi al ruolo dei nuovi vescovi nella comunità dei credenti Francesco ha rimarcato le priorità a cominciare dall'annuncio della Parola "in ogni occasione: opportuna e non opportuna. "Ammonite, rimproverate, esortate con magnanimità e dottrina". E poi l'invito: "Continuate a studiare". Francesco indica una via precisa: "Mediante l’orazione e l’offerta del sacrificio per il vostro popolo, attingete dalla pienezza della santità di Cristo la multiforme ricchezza della divina grazia".


Il valore della vicinanza "traccia di Dio"
"Voi sarete i custodi della fede, del servizio, della carità nella Chiesa", ha sottolineato il Papa agli ordinandi e sottolinea che per questo bisogna essere capaci di vicinanza. "Pensate - afferma - che la vicinanza è la traccia più tipica di Dio". E citando il Deuteronomio: “Quale popolo ha i suoi dei così vicini come tu hai me?”. Dunque invita a cogliere i tanti livelli della vicinanza richiesta. Innanzitutto chiede "una vicinanza che è compassione e tenerezza" spiegando: "Il vescovo è un uomo vicino a Dio nella preghiera". Ha ricordato la raccomandazione di Pietro: "La preghiera e l’annuncio della Parola”.

Il primo compito del vescovo è pregare e non come un pappagallo, no! Pregare con il cuore, pregare. “Non ho tempo”. No! Togli tutte le altre cose ma pregare, è il primo compito del vescovo. Vicinanza a Dio nella preghiera.
Poi la seconda vicinanza raccomandata da Francesco è quella agli altri vescovi. Ricorda che a volte si sente dire: “No, quelli sono di quel partito, io sono di questo partito…” e ammonisce: "Siate vescovi, ci saranno discussioni fra voi, ma come fratelli ma vicino. Mai sparlare dei fratelli vescovi, mai. Vicinanza ai vescovi. Seconda vicinanza, al corpo episcopale".
Terzo livello di vicinanza, quella ai sacerdoti: "Per favore, non dimenticatevi che i sacerdoti sono i prossimi più prossimi di voi", dice, rammaricandosi di quando i vescovi hanno l'agenda piena e rimandano un incontro con un sacerdote:
Se tu vieni a sapere che ti ha chiamato un sacerdote, chiamalo lo stesso giorno o il giorno dopo. Lui con questo, saprà che ha un padre. Vicinanza ai sacerdoti, e se non vengono va a trovarli: vicino.
E "quarta vicinanza, vicinanza al santo popolo fedele di Dio". Il Papa ha ricordato le parole di Paolo a Timoteo: “Ricordati di tua mamma, tua nonna…”, per poi aggiungere: "Non dimenticare che sei stato tolto dal gregge, non da una élite che ha studiato, ha tanti titoli e tocca essere vescovo. No: dal gregge".

Quindi l'invocazione finale: "Che il Signore vi faccia crescere su questa strada della vicinanza, così imiterete meglio il Signore perché Lui è stato sempre vicino e sta sempre vicino a noi e con la sua vicinanza che è una vicinanza compassionevole e tenera ci porta avanti. E che la Madonna vi custodisca".

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