Leone XIV: «Costruire ponti e dialogo. Preoccupato per migranti in Usa»
Pubblicata oggi in Perù la prima intervista ufficiale a Prevost, nel volume dal titolo "León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI". Fissati i primi punti fermi del Pontifica

La tragedia della guerra a Gaza e in Ucraina, il rapporto con la Cina e gli Stati Uniti, poi i temi della sinodalità e dell’ecumenismo, il ruolo delle donne nella Chiesa, gli abusi, l’accoglienza dei migranti e delle comunità Lgbtq+, le posizioni sull’intelligenza artificiale. Spazia dalla geopolitica alla dottrina, e pianta a terra i punti fissi del Pontificato di papa Leone XIV, la prima intervista a tutto tondo rilasciata dal Vescovo di Roma alla giornalista di Crux, Elise Ann Allen, e pubblicata oggi in Perù, nel volume dal titolo León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI. Un Papa chiamato ad essere, come lui stesso ha affermato nell'intervista, «costruttore di ponti» e di dialogo.
Immagini «orribili» a Gaza
Il primo tema toccato è, come immaginabile, quello che riguarda il dramma della popolazione palestinese di Gaza, costretta nelle ultime ore all’ennesimo sfollamento con l’ingresso dell’esercito israeliano a Gaza City. «È orribile guardare le immagini in televisione, speriamo che qualcosa cambi questa situazione - ha detto il Papa -. Certamente, come esseri umani e come cristiani non possiamo diventare insensibili, e non possiamo ignorare tutto questo. In qualche modo dobbiamo continuare a fare pressione per cercare di ottenere un cambiamento». Nonostante la pressione anche da parte degli Stati Uniti su Israele, ha continuato, «non so quanto grande dietro le quinte», e nonostante «alcune dichiarazioni molto chiare del governo degli Stati Uniti, però, «non ci sono state ancora risposte chiare per alleviare la sofferenza della gente a Gaza e questo è una grande preoccupazione». Leone XIV ha parlato anche della grave situazione dei bambini, che soffrono «non solo di privazioni di cibo», ma «di vera e propria fame», e «avranno bisogno di molta assistenza medica, oltre che di aiuti umanitari, per cambiare davvero la situazione, che al momento è ancora molto grave».
La posizione sul termine “genocidio”
Sulla questione del termine “genocidio”, che «viene usato sempre più spesso», il Papa ha sottolineato che «ufficialmente, la Santa Sede non ritiene che al momento si possa rilasciare alcuna dichiarazione al riguardo». Su ciò «che potrebbe essere il genocidio», ha aggiunto, «esiste una definizione molto tecnica», ma «sempre più persone stanno sollevando la questione, compresi due gruppi per i diritti umani in Israele che hanno rilasciato questa dichiarazione».
La «difficile situazione» cinese
Le considerazioni di carattere geopolitico, per il Pontefice, hanno toccato anche il delicato rapporto della Santa sede con la Cina. La parola chiave, per la diplomazia di Leone XIV, continua ad essere il «dialogo costante» su «alcuni dei problemi esistenti». «Nel breve termine, - ha spiegato Leone XIV - continuerò la politica che la Santa Sede ha seguito per alcuni anni. Sto cercando di ottenere una comprensione più chiara di come la Chiesa possa continuare la sua missione, rispettando sia la cultura che i problemi politici che, senza dubbio, hanno una grande importanza». Fondamentale, però, per il Papa è anche la tutela di «un gruppo significativo di cattolici» nel Paese, che «per molti anni, hanno vissuto una sorta di oppressione o difficoltà nel vivere liberamente la loro fede senza schierarsi. È una situazione molto difficile, ma dopo due mesi ho già iniziato ad avere discussioni a vari livelli su questo tema».
Il rapporto con gli Stati Uniti e la questione migranti
Riguardo alla domanda di Elise Ann Allen sul fatto che le origini statunitensi di papa Leone possano essere un aiuto nelle relazioni politiche con gli Usa, il Papa ha detto di non avere «intenzione di immischiarmi nella politica di parte», perché «la Chiesa non ha nulla a che vedere con questo». Tuttavia, ha aggiunto, «non ho paura di sollevare questioni che ritengo siano vere questioni evangeliche, che spero possano essere ascoltate da entrambe le parti». Spesso da vescovo, infatti, Prevost si era espresso con preoccupazione sulla condizione dei migranti negli Stati Uniti. «Ovviamente, ci sono alcune cose che stanno accadendo negli Stati Uniti che sono motivo di preoccupazione. Continuiamo a cercare modi per almeno rispondere e sollevare alcune delle domande che devono essere poste».
In dialogo con il vice presidente Usa J.D. Vance
Papa Leone è in contatto con il vicepresidente Usa J.D. Vance, mentre con il presidente Donald Trump, racconta di non aver mai avuto incontri né conversazioni dirette. «In una delle ultime conversazioni che ho avuto con il vicepresidente degli Stati Uniti - ha spiegato - ho parlato della dignità umana e di quanto sia importante per tutte le persone, indipendentemente dal luogo in cui sono nate, trovare modi per rispettare gli esseri umani e il modo in cui li trattiamo attraverso le politiche e le decisioni che prendiamo».
La crisi degli abusi nella Chiesa
Molte parole ha speso Prevost sulla “crisi” degli abusi sessuali nella Chiesa. «Credo che questa sia una crisi reale, che la Chiesa deve continuare ad affrontare, perché non è risolta - ha detto, - .In primo luogo, è necessaria una sensibilità e una compassione autentiche e profonde verso il dolore e la sofferenza che le persone hanno subito per mano dei ministri della Chiesa». Le statistiche, citate dal Papa, «mostrano che oltre il 90% delle persone che si presentano e muovono accuse sono vittime autentiche. Dicono la verità. Non se lo stanno inventando». Ma ci sono stati anche casi provati di false accuse, ha sottolineato. «È una questione davvero difficile da affrontare, perché chi ha visto la propria vita profondamente ferita, o addirittura distrutta, dall'abuso sessuale, può solo provare quel sentimento. È una delle tante sfide che sto cercando di affrontare».
Il ruolo delle donne
Sul tema del ruolo delle donne all’interno della Chiesa e, soprattutto, delle gerarchie ecclesiastiche, Leone ha detto di voler «seguire le orme di Francesco, anche nella nomina di donne a ruoli di leadership a diversi livelli nella vita della Chiesa, riconoscendo i loro doni e il loro contributo in molti modi». La questione, ha sottolineato, «diventa controversa quando si pone la domanda specifica sull'ordinazione». Per il momento, ha continuato sopratutto per quanto riguarda l’ordinazione diaconale delle donne su cui si è dibattuto durante il Sinodo, «non ho intenzione di cambiare l'insegnamento della Chiesa su questo tema. Penso che ci siano alcune domande preliminari che devono essere poste» ma «certamente, sono disposto a continuare ad ascoltare le persone. Esistono questi gruppi di studio, come il Dicastero per la Dottrina della Fede, che continuano ad esaminare il background teologico, la storia, di alcune di queste domande, e noi seguiremo questo percorso e vedremo cosa ne verrà fuori».
L’accoglienza delle persone Lgbtq+
Spazio anche alla questione dell’accoglienza delle persone Lgbtq+. «Confesso che questo tema è presente nella mia mente, perché, come abbiamo visto nel sinodo, qualsiasi tema legato alle questioni LGBTQ è altamente polarizzante all'interno della Chiesa», ha detto. La linea, sulla scia di papa Francesco, è quella di includere tutti, in quanto figli di Dio, ma occorre interpretare nel modo corretto Fiducia Supplicans. «Ho già parlato del matrimonio, così come ha fatto Papa Francesco,- ha aggiunto il Papa - dicendo che la famiglia è composta da un uomo e una donna uniti da un impegno solenne, benedetti dal sacramento del matrimonio». Sul tema, dunque, «l'insegnamento della Chiesa rimarrà immutato, ed è tutto ciò che ho da dire al riguardo per ora. Credo che sia molto importante».
La sinodalità nella Chiesa
Sul tema della sinodalità, papa Leone ha sottolineato come essa sia un «un atteggiamento», e, parlando della Chiesa, «consiste nel fatto che ciascuno dei suoi membri ha una voce e un ruolo da svolgere attraverso la preghiera, la riflessione». Alcune persone, ha aggiunto, «si sono sentite minacciate da questo»: «a volte, i vescovi o i sacerdoti possono pensare che “la sinodalità mi toglierà autorità”, ma «la sinodalità non è questo, e forse la loro idea di cosa sia la loro autorità è un po' sfocata, sbagliata». La sinodalità «è un modo per descrivere come possiamo unirci ed essere una comunità e cercare la comunione come Chiesa, affinché sia una Chiesa il cui obiettivo principale non sia una gerarchia istituzionale, ma piuttosto un senso di “noi insieme”», ogni persona con la propria vocazione. È un atteggiamento «che credo possa insegnare molto al mondo di oggi», e «non si tratta di cercare di trasformare la Chiesa in una sorta di governo democratico, poiché, se guardiamo a molti paesi del mondo oggi, la democrazia non è necessariamente una soluzione perfetta per tutto. Si tratta piuttosto di rispettare, di comprendere la vita della Chiesa per quello che è e dire: “Dobbiamo farlo insieme”».
La Messa in latino
Un altro dei temi toccati è quello della Messa in rito Tridentino. «La messa in latino si può celebrare anche adesso. - ha ribadito il Papa - Se si tratta del rito del Vaticano II, non c'è alcun problema». Ma la questione liturgica «è diventata uno strumento politico». Prevost ha detto di non aver ancora avuto l'occasione di parlare «con un gruppo di persone che sostengono il rito Tridentino» ma che «presto se ne presenterà l'occasione». Tuttavia, ha aggiunto, «è un argomento che credo, forse insieme alla sinodalità, dobbiamo affrontare e discutere. È diventato un tema talmente polarizzato che spesso le persone non sono disposte ad ascoltarsi a vicenda».
La riflessione sull’intelligenza artificiale
Sull’intelligenza artificiale, il Papa ha sottolineato l’importanza di mantenere alta l’attenzione sul primato della dignità umana. «Sono molto interessato all'argomento già da due anni, quando Papa Francesco è stato invitato per la prima volta a incontrare il G7 a Bari per discutere di questo tema. - ha detto -. La Chiesa non è affatto contraria al progresso tecnologico, ma perdere il rapporto tra fede e ragione scientifica, credo che lasci la scienza come un guscio vuoto e freddo, che causerà un grave danno all'umanità». La dignità umana, ha aggiunto, «ha una relazione molto importante con il lavoro che svolgiamo. Il fatto che noi, attraverso i doni che ci sono stati dati, possiamo produrre, offrire qualcosa al mondo e guadagnarci da vivere, fa parte anche del rispetto di sé stessi, del rispetto della propria famiglia. Alcuni di questi valori sono attualmente a rischio, quindi la Chiesa deve sollevare questo problema».
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