I giovani calciatori, i ragazzi fragili: cosa può succedere attorno a un pallone

In Toscana il diacono Tommaso Giani fa incontrare le squadre giovanili Figc con quelle di adolescenti meno fortunati. E in campo sboccia l'inclusione
December 23, 2025
I giovani calciatori, i ragazzi fragili: cosa può succedere attorno a un pallone
I calciatori della Paperino, quartiere Pistoia di Prato, con i ragazzi del doposcuola
Un pallone che rotola su un campo di calcio non può cambiare la storia di un intero Paese, ma cambiare il corso delle cose e aiutare la crescita, non solo sportiva, di tanti ragazzi di altrettante piccole comunità giovanili, quello sì che può farlo. E di questo è testimone Tommaso Giani, 42 anni e diacono della diocesi di San Miniato che da cinque anni vive, per scelta, in un dormitorio per persone senza casa di Santa Croce sull'Arno. Una scelta importante quanto quella del celibato al solo scopo di dedicarsi a tempo pieno proprio a quella crescita dei tanti ragazzi che segue nei campetti periferici della Toscana.
«Dopo dieci anni trascorsi nelle scuole superiori come insegnante di religione, ho deciso di mettermi al servizio di calciatori e calciatrici adolescenti. Sfruttando la mia passione e la competenza calcistica acquisita in gioventù, ho pensato che il calcio, grazie al suo linguaggio universale, abbia il potere di aprire nuove frontiere educative. E così è stato». Ad aprire quelle frontiere a Giani è stata la Federcalcio, «di cui sono collaboratore nel Settore Giovanile e Scolastico», con un assist prezioso, il progetto “Non Solo Piedi Buoni”. «Grazie a questo progetto ad ogni inizio stagione seguo contemporaneamente 10 squadre di calcio giovanile composte da ragazzi o ragazze fra i 15 e i 19 anni. Cosa faccio? La mia missione consiste nell'abbinare a ciascuna formazione una associazione o una realtà del sociale operante nello stesso territorio in cui i ragazzi fanno attività calcistica».
E gli abbinamenti di questo percorso sono molto più interessanti dei sorteggi della Uefa e vanno elencati nel dettaglio. «In questa stagione la Carrarese femminile under 19 è stata abbinata al carcere minorile di Pontremoli; il Montopoli Valdarno under 17 a un doposcuola per bambini della mia parrocchia di Santa Croce sull’Arno; il Castelnuovo Garfagnana under 17 all’associazione per ragazzi disabili “Il Sogno”; l’Audace Portoferraio alla comunità terapeutica per ragazzi tossicodipendenti Exodus dell'isola d'Elba; il Grosseto under 16 alla fattoria didattica Country Paradise; l'Asta Taverne under 17 alla Misericordia di Siena; il San Lorenzo Campi Giovani under 19 a una squadra di calcio a 5 per ragazzi non vedenti chiamata Quartotempo; l'Affrico femminile under 17 alla casa di riposo per anziani San Giuseppe di Firenze; la Rondinella under 16 alla comunità delle Piagge di don Alessandro Santoro; il San Michele Cattolica Virtus under 19 all'ambulatorio solidale Stenone dove operano medici volontari al servizio di persone senza documenti e senza tessera sanitaria», dice Giani riprendendo fiato per la lunga lista di squadre sciorinate e che vanno veramente in campo per il sociale. «Ognuna di queste formazioni partecipa con me, a piccoli gruppi, a una dozzina di incontri pomeridiani durante tutto l'arco dell'anno. I giovani calciatori e calciatrici entrano così in stretto contatto con i vissuti di persone fragili, detenuti minorenni, disabili, ragazzi con problemi di tossicodipenza, abitanti di quartieri di estrema periferia che vivono ai margini e che hanno un bisogno estremo di inclusione. Fra le tante testimonianze ascoltate mi piace citare quella dei migranti ospiti di un centro di accoglienza per richiedenti asilo, a Capannori in provincia di Lucca, che hanno raccontato l’avventura e l’ingiustizia dei loro viaggi dall’Africa all’Europa in mano ai trafficanti di persone, che spesso sono l’unico modo di arrivare in Italia per le tantissime persone con il “passaporto sbagliato” a cui l’Unione Europea nega il diritto di salire su un aereo. Ad ogni incontro ognuno dei ragazzi annota le sensazioni e le impressioni personali e stila una serie di insegnamenti ricevuti dalla lezione di vita appena appresa e li condivide con i compagni di squadra».
Quelle pagine di diario sono diventate dei racconti molto seguiti sui social. «I ragazzi e le ragazze tesserati con le società raccontano, con grande maturità, anche il modo con cui hanno fatto pace con alcune ferite esistenziali subite sui campi di calcio – continua Giani - . C’è la storia del ragazzo adottato che per questa sua diversità viene preso di mira e provocato maliziosamente da un avversario; la ragazza che prima di coronare il sogno di diventare calciatrice deve superare con pazienza e determinazione la contrarietà della propria mamma ancora prigioniera dello stereotipo del calcio “sport da maschi” o il ragazzo che durante la prima partitella fatta in carcere insieme a me abbraccia un giovane detenuto raccontando poi ai compagni di squadra che quel detenuto è il suo fratello maggiore…».
Fraternità di un gruppo che si allarga. È una tribuna variegata quella dei nuovi amici delle “squadre civiche”: sugli spalti dei dieci campi collegati ogni sabato e domenica arrivano bambini del doposcuola, oppure i nonni della rsa insieme ai familiari e al personale sanitario, i volontari della Misericordia e i ragazzi disabili con le loro educatrici. «Siamo riusciti a portare ai campi persone detenute nel carcere di Pistoia in permesso, oppure pazienti oncologici che i ragazzi di una squadra di Grosseto avevano conosciuto nell’associazione cure palliative La Farfalla», sottolinea Giani. Immagini che invitano a rispolverare il vecchio slogan “questo è il bello del calcio”. «Il bello per i nostri ragazzi arriva alla metà di maggio quando a Roma, allo stadio Olimpico, le dieci squadre si ritrovano insieme per assistere alla finale di Coppa Italia. Ma ancora più sentita è la giornata annuale al Centro Federale di Coverciano dove va in scena un vero e proprio torneo “Non Solo Piedi Buoni”. Alla fine dopo la premiazione all’Auditorium di Coverciano va in scena il bilancio civico di fine anno. E la relazione finale quest’anno è toccata a Gaia, una ragazza ospite di una comunità per minori di Pontedera che è salita sul palco con le “calciatrici civiche” della Bellaria femminile under 17 alle quali ha detto: “Io non sono stata una dei ragazzi della comunità più partecipi agli incontri del martedì con voi. Però ragazze io vi ringrazio comunque, perché con la vostra presenza e la vostra compagnia ci avete restituito la fiducia nei giovani della nostra età”».

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