
Il Papa con i cugini Franco e Delia - Siciliani
Prima, faceva un giro nell’orto per raccogliere pomodori, insalata, melanzane e peperoni. Poi, si gustava un pranzo piemontese a base di vitello tonnato, bagna cauda e risotto ai funghi porcini, il suo preferito. Quando tutti i commensali avevano posato la forchetta, si alzava per pulire i piatti. Così, Franco Travo e Delia Gai raccontano le molte giornate trascorse nella loro Tigliole, nell’Astigiano, con il cugino “Giorgio”. Noto, ai più, come papa Francesco. Con lui, prima dell’elezione a Pontefice, si vedevano ogni volta che da sacerdote o cardinale era richiesta la sua presenza in Italia: «Veniva almeno due o tre giorni all’anno a casa nostra – racconta il signor Travo ad Avvenire –. Prima passava a Roma dal Papa, poi saliva a Torino e mio cognato lo portava a pranzo da noi. Da quando è diventato Papa, ci chiamava ogni mese». La corrispondenza si è interrotta solo a febbraio, durante il ricovero del Pontefice al Gemelli: «Conoscendolo bene – continua –, quando lo abbiamo visto in San Pietro a Pasqua, abbiamo pensato che avesse capito di essere alla fine».
Non per questo, però, l’annuncio della morte è stato meno doloroso. Soprattutto per Delia Gai, cugina di sangue di Bergoglio. «Mia moglie già fatica a camminare – racconta il marito – e ha dolore a braccia, gambe e schiena. Quando ha appreso della notizia si è messa a piangere ripetendo: “Non è possibile”. È stato pesante anche per il suo fisico, per questo ora non vuole parlare molto».
Per loro, Jorge Mario Bergoglio era un confidente. «I pranzi erano un’occasione per farsi un tuffo nelle radici piemontesi, andava pazzo per la cucina di mia moglie. E, in quelle occasioni, parlavamo di tutto con Giorgio – confessa Travo –. Dalla politica alla fede, all’Argentina. Ma soprattutto della nostra famiglia». Nessuno, in quei pomeriggi a Tigliole d’Asti, si sarebbe aspettato l’Habemus Papam. Neppure Bergoglio: «Non ci ha mai parlato di questa possibilità», chiosano. Ma quel 13 marzo 2013, alle 20.24, Franco Travo e Delia Gai erano comunque incollati alla televisione: «Appena il cardinale ha detto “Giorgio” abbiamo capito tutto, perché quello è il suo nome per noi – ricorda Travo –. Ma quando lo abbiamo visto uscire siamo rimasti senza parole. È stato lui a chiamarci subito dopo: era emozionatissimo».
La vicinanza alla famiglia nell’Astigiano non è mancata mai in dodici anni di Pontificato, neppure nei momenti più difficili. «Nostra figlia è morta cinque anni fa per un tumore al pancreas – racconta Travo –. Nei mesi in cui faceva la chemio, è scesa a Roma con un’amica e Giorgio le ha ospitate a Santa Marta. Appena l’ha vista l’ha chiamata “ragazza coraggiosa”, non ha usato il suo nome, perché sapeva della terapia. Mia figlia è rimasta molto sorpresa».
Da quel momento, papa Francesco ha visitato sua cugina Delia Gai solo un’altra volta, il 19 novembre 2022, quando un caffè in famiglia era ormai diventata un’occasione pubblica che muoveva protezione civile, polizia e vescovo. Ma, tra le mura di casa o al telefono, per Delia e Franco papa Francesco era il solito “Giorgio” spiritoso: «Mi chiamò dopo l’operazione all’intestino – continua Travo – e mi disse “Ho fatto un taglio cesareo, con 47 punti ma senza figli”. Ci strappava sempre un sorriso».
Fino alle ultime parole, scambiate con il Pontefice durante la malattia: «Diceva sempre che stava bene. Anche le ultime chiamate le ha concluse così». Alla domanda sulla loro presenza a Roma, per i funerali, Travo e Gai rispondono senza dubbi: «Non verremo: siamo troppo anziani ed è dolorosissimo per noi. Pregheremo da qua».