mercoledì 5 febbraio 2025
Francesco ha affidato la lettura a un officiale della Segreteria di Stato. Il commento al magnificat: l'esempio di Maria ci insegni a sperare e ad andare incontro agli altri
Papa Francesco nell'Aula Paolo VI

Papa Francesco nell'Aula Paolo VI - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

Piccolo fuori programma all’Udienza generale. Il Papa è raffreddato e per questo rinuncia a leggere il testo preparato. «Voglio chiedere scusa – sono state le sue parole -: con questo forte raffreddore è difficile parlare. Ho chiesto a mio fratello di leggere la catechesi, la leggerà meglio di me». Al termine però non ha rinunciato a rinnovare personalmente l’appello a impegnarsi e pregare per la pace: «Pensiamo ai Paesi che soffrono la guerra – ha detto -: la martoriata Ucraina, Israele, Giordania, tanti Paesi che stanno soffrendo lì.. Ricordiamo gli sfollati della Palestina e preghiamo per loro».
In precedenza, la catechesi, nell’ambito del ciclo “Gesù Cristo nostra speranza”, è stata incentrata sul tema «E beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). La Visitazione e il Magnificat (Lettura: Lc 1,39-42)». A leggerla don Pierluigi Giroli, officiale della Segreteria di Stato. Commentando l’espressione per cui Maria si alzò e andò in fretta dalla cugina Elisabetta, Francesco ha ricordato che tutti i chiamati della Bibbia si mettono in viaggio «perché “l’unico atto col quale l’uomo può corrispondere al Dio che si rivela è quello della disponibilità illimitata” (H.U. von Balthasar, Vocazione, Roma 2002, 29)». Questa giovane figlia d’Israele – aggiunge il testo - non sceglie di proteggersi dal mondo, non teme i pericoli e i giudizi altrui, ma va incontro agli altri. Proseguendo l’analisi del testo il Pontefice ha osservato che «la massiccia presenza del motivo pasquale fa del Magnificat anche un canto di redenzione, che ha per sfondo la memoria della liberazione d’Israele dall’Egitto. I verbi sono tutti al passato, impregnati di una memoria d’amore che accende di fede il presente e illumina di speranza il futuro: Maria canta la grazia del passato ma è la donna del presente che porta in grembo il futuro».
Il Signore, prosegue il commento, chinandosi sulla piccola Maria per compiere in lei “grandi cose” e renderla madre del Signore, «ha iniziato a salvare il suo popolo a partire dall’esodo, ricordandosi della benedizione universale promessa ad Abramo (cfr Gen 12,1-3). Il Signore, Dio fedele per sempre, ha fatto scorrere un flusso ininterrotto di amore misericordioso «di generazione in generazione» (v. 50) sul popolo fedele all’alleanza, e ora manifesta la pienezza della salvezza nel Figlio suo, inviato a salvare il popolo dai suoi peccati. Da Abramo a Gesù Cristo e alla comunità dei credenti, la Pasqua appare così come la categoria ermeneutica per comprendere ogni liberazione successiva, fino a quella realizzata dal Messia nella pienezza dei tempi».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: