sabato 21 gennaio 2012
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Caro direttore,
ho letto con particolare interesse la disputa (non il dibattito!) tra i due filosofi cattolici Antiseri e D’Agostino a proposito del relativismo morale (Avvenire del 18 gennaio). Ho apprezzato la chiarezza e la concisione espositiva dei concetti da parte dei due illustri cattedratici. Mi chiedo: ma perché nessuno dei due, dopo aver esposto il proprio punto di vista, ha fatto riferimento all’insegnamento della Chiesa? Il Magistero della Chiesa si è pronunciato spesso e con la massima chiarezza sull’argomento. Basta leggere che cosa scrive il Catechismo della Chiesa cattolica che fa quasi propria la definizione di legge naturale di Cicerone! Nel famoso discorso al Bundestag, Benedetto XVI dice: «Contrariamente ad altre grandi religioni, il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato, mai un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione. Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto, ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un’armonia che però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio». E padre Giuseppe Barzaghi: il cristiano è uno che segue Cristo, ora Cristo è il Logos e quindi Cristo è logico e i cristiani sono logici. Fede e ragione sono due doni di Dio che si illuminano a vicenda. Sono, dice Einstein, le due gambe che permettono all’uomo di camminare. Comunque, ben vengano, direttore, queste dispute. Pace e bene.
Santi Rossi
 
Il dibattito su fede e ragione (o, se preferisce, la disputa sul relativismo e le sue conseguenze...) conoscerà, lo so bene, anche sulle nostre pagine, altri momenti coinvolgenti e alti come quello che ci hanno offerto Antiseri (che apprezzo) e D’Agostino (che condivido). E so anche, come lei, caro signor Rossi, che la chiarezza magisteriale e la forza argomentativa dei Papi – di Benedetto XVI come dei suoi predecessori – e di altri eminenti uomini di Chiesa continuerà a illuminarlo. Credo che tanti – cattolici e no – ne siano consapevoli, ma non esentati dal dare il proprio contributo.
Marco Tarquinio
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