venerdì 4 luglio 2025
Tra i feriti, numerosi vigili del fuoco, poliziotti, carabinieri e operatori del 118. A loro va la nostra riconoscenza per aver messo a repentaglio la loro vita
Le forze dell'ordine sul luogo dell'esplosione del distributore di Gpl a Roma

Le forze dell'ordine sul luogo dell'esplosione del distributore di Gpl a Roma - marco iacobucci / fotogramma.it

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Qualche puntino fermo occorre metterlo. Senza ipocrisia e lontani da ogni ideologia. Gli uomini – tutti gli uomini, senza distinzioni - vanno rimproverati e puniti quando non fanno il loro dovere, soprattutto se le loro omissioni o, peggio, le loro collusioni o corruzioni si ripercuotono aspramente sugli altri.

Ma vanno anche ringraziati e portati a esempio alle giovani generazioni nel momento in cui fanno cose belle o, addirittura, rischiano la propria vita per mettere in salvo quella degli altri. Che i delinquenti non vedano di buon occhio le forze dell’ordine si può capire. A nessun topo piace avere una colonia di gatti nelle vicinanze.

Che i nostri uomini e donne in divisa vengano, però, anche da certe frange della società, composte da persone oneste e perbene, guardati con il fumo negli occhi, assolutamente non va bene. Nella spaventosa esplosione, avvenuta a Roma venerdì mattina, sono rimasti gravemente feriti, oltre ai 24 civili, sei vigili del fuoco, undici agenti di polizia, un carabiniere, cui si aggiungono tre operatori del 118. Erano stati chiamati, erano corsi, senza sapere che cosa avrebbero trovato, di che gravità fosse il danno, se fossero ritornati vivi dalla loro missione.

Le forze dell’ordine sono chiamate a mantenere l’ordine nelle nostre caotiche città, a riportare la calma fra gente litigiosa che per un nonnulla è capace di fare e farsi male. E, per farlo hanno l’obbligo di essere severi ed esigenti con tutti, anche quando a qualcuno non piace. Sono nostri amici, però, sempre, anche quando ci multano, anche quando ci rimproverano, anche quando ci richiamano al nostro dovere.

Occorre guardarli con simpatia e stabilire con loro un rapporto di cordialità. Dobbiamo essere capaci di farli sentire utili, salutarli, ringraziarli. Dobbiamo essere solidali con essi non solo quando restano uccisi o feriti in un conflitto a fuoco o quando finiscono intrappolati nel crollo di una casa che stavano evacuando, o annegati dalla piena di un torrente minaccioso.

Certo, anche tra le loro schiere può intrufolarsi qualcuno che per necessità, per indole, per ingenuità smarrisce la nobile meta verso la quale si era incamminato e deraglia. I traditori li troviamo dappertutto. Finanche nel piccolo gruppo di amici al seguito di Gesù se ne nascondeva uno il cui nome ancora ci spaventa. A nessun schieramento opposto – politico, ideologico, religioso – conviene, però, premere troppo la mano, quando nella trappola dell’imbroglio è caduto un avversario.

Meglio mantenersi umili, senza fare sconti e senza cantar vittoria. Occorre invece essere più attenti e severi nelle selezioni delle nuove leve, in ogni campo, da quello religioso, a quello politico, da quello della pubblica amministrazione a quello delle forze dell’ordine e della magistratura.

Detto questo, vorremmo oggi, dalle pagine di Avvenire, dire, ancora una volta la nostra riconoscenza a coloro che per mettere in salvo gli altri, noncuranti del pericolo, hanno messo a repentaglio la loro vita. E con loro abbracciare le loro famiglie e i reparti di appartenenza.

Per un carabiniere, un vigile del fuoco, un poliziotto, un finanziere, è importante sentire il popolo al proprio fianco, allo stesso modo in cui è importante per una squadra di calcio sentire le urla dei tifosi che la incitano a fare gol. A volte basta solo sentirsi dire: «Bravi, siamo con voi, non mollate. Forza, non siete soli» per avvertire una forza dentro che nemmeno sapevamo di avere. I nostri uomini e donne in divisa debbono sapere che il popolo li ama. Che governo e Parlamento hanno a cuore il loro lavoro, la loro sorte, le loro vite, le loro famiglie. C’è un tempo per ogni cosa. Oggi è il tempo in cui tutti, popolo sovrano e istituzioni, superiore altamente graduati, giovani leve e politici di ogni colore, sentono il bisogno di esternare la loro commossa riconoscenza ai fratelli che, a Roma, venerdì mattina, hanno intravisto da vicino il volto arcigno della morte.

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