mercoledì 23 dicembre 2015
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Si sta togliendo i sandali San Giuseppe, nel pannello centrale del Trittico di van der Goes, detto dei Portinari. Si toglie i sandali perché il luogo in cui sta per entrare è sacro. Come Mosè stette davanti al roveto ardente, così Giuseppe sta davanti alla Vergine Maria. Come il roveto ardeva senza bruciare, così la Vergine partorisce senza che sia violata la sua verginità. La capanna di Betlemme è collocata entro le rovine del palazzo di Davide, se ne scorgono le colonne, ma proprio dietro Maria, dietro gli angeli cerulei che pregano adorando il Bambinello, vi è una sorta di Porta santa che, anche noi, con san Giuseppe siamo invitati a varcare. È la porta della città di Davide, sopra la quale troviamo la figura di un’arpa e, accanto, un’iscrizione che recita un testo di Isaia: la Vergine che concepirà e partorirà l’Emmanuele, il Dio con noi.Gli angeli segnano i confini dell’evento miracoloso, ce ne sono sedici e ciascuno con una sua particolare funzione. Si celebrano qui, infatti, le tre Messe di Natale, antichissime, con le quali si fa memoria delle tre nascite del Salvatore: la sua generazione misteriosa nel seno del Padre; la sua nascita nella carne, nel seno di Maria; la sua nascita nel cuore di ogni uomo, come nei pastori. Ecco dunque svelato l’ufficio degli Angeli: quelli sopra la mangiatoria sono gli angeli della Messa della notte, in galli cantus, e cantano la nascita eterna del Verbo di Dio. Uno, infatti, è avvolto nella notte e riceve una luce improvvisa che viene dal Bambino Gesù; l’altro veste il piviale d’oro, come nelle solenni processioni del Santissimo Sacramento. Nelle celebrazioni vigiliari, poi, il Papa vestiva una cappa lanea color scarlatto, proprio come san Giuseppe. Gli angeli attorno alla vergine e al divino Infante celebrano la Messa dell’Aurora e, con essa, la nascita di Cristo nell’umiltà della carne. Per questo due vestono di bianco e uno dei due ha la stola del diacono, essi insegnano la natura divina del Verbo che viene per servire l’uomo. Altri due, in fondo, vestono un abito ceruleo e un po’ dimesso, e indicano la natura umana della seconda persona della Trinità. Quelli in primo piano hanno invece abiti liturgici e insegnano il Mistero della vita di questo nascituro. Essi guardano: il covone di grano, simbolo di Betlemme, città del pane, e del cibo eucaristico che diventerà per noi quella carne; i gigli di Sharon, rossi, simboli della passione e del sangue di Cristo e i gigli bianchi simboli della purezza e della divinità del Verbo. L’iris e l’aquilegia rappresentano i sette dolori della Vergine, mentre i tre garofani rimandano alla Trinità. Le ali di questi angeli portano con sé l’iridescenza del cielo da cui provengono e uno ha piume di pavone tempestate d’occhi significanti l’Onniscienza divina che si manifesta nel Bambino Gesù.La terza Messa, quella del giorno, celebra la nascita di Cristo nel cuore dei credenti e nella parusia, quando egli apparirà nel Cielo come un fulmine. A questa terza nascita fanno riferimento gli angeli che, chiamando i pastori, si librano nell’aria. I loro abiti frusti, quasi monacali, invitano i fedeli alla vigilanza e alla sobrietà. Tra le case, nelle bifore stanno vigili alcune colombe, simbolo della preghiera orante della Chiesa nel tempo della parusia. La Madonna è di una straordinaria bellezza, nel blu della notte risplende di luce e di umanità. Il suo abito riprende il colore purpureo dell’aquilegia e quindi è già una Mater dolorosa, eppure illuminata di soavità e di candore dal Bambino Gesù che ha per aureola l’umile paglia, ammantata d’oro. Il palazzo fatiscente di Davide è dunque teatro della grande misericordia usata da Dio all’uomo! È in rovina, ma sarà riedificato dalla fede di quanti crederanno nella promessa. Van der Goes, come il Giubileo della misericordia, ci invita a varcare la soglia: Dio è qui, ancora è fra noi, e chiede di vivere le nostre liturgie con gli occhi nuovi della speranza.
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