Guerra alla solidarietà, è davvero il tempo di un civil compact
sabato 11 maggio 2019

Caro direttore,
a Sibiu, in Romania, i 27 capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea hanno appena approvato una dichiarazione che dice: «Uniti siamo più forti in questo mondo sempre più instabile e complesso». Un documento approvato all’unanimità che consta di dieci punti, tutti condivisibili: da una Unione vicina ai cittadini, all’obbligo dell’ascolto reciproco, dalla difesa dello Stato di diritto e della democrazia al principio di equità nel mercato del lavoro dell’assistenza sociale, della trasformazione digitale, dell’economia.
Chi come me, lascia la Commissione presieduta da Junker dalla quale sono stata scelta a rappresentarla in l’Italia negli ultimi tre anni, sa quanto queste parole siano importanti. Ma chi, come me, sceglie di affrontare la sfida della politica attiva, sa quanto sia difficile che queste parole siano impegno quotidiano e realizzino davvero il punto fondamentale: ascoltare le preoccupazioni e le speranze degli europei.

Perché questo succeda, prima di tutto, bisogna scegliere di votare chi ha fatto, da sempre, una coerente scelta europeista. Chi vuole tornare agli insuperabili confini nazionali e, magari, alla moneta che fu... come può dire"Uniti siamo più forti"? Chi costruisce muri, mette filo spinato ai propri confini, chi predica sovranismi, chi rifiuta di aprire la propria porta anche a un solo migrante... come può dire: "Uniti siamo più forti"? Chi si accomuna o ha simpatie per chi minaccia, persino di stupro, famiglie numerose che hanno ottenuto legalmente un alloggio popolare, mentre papa Francesco accoglie e rincuora 500 tra rom e sinti, come può sostenere che: "Uniti siamo più forti"?

In Europa, come in Italia, c’è una «guerra alla solidarietà». "Avvenire", da giorni, ci sta facendo riflettere sul tema, ospitando articoli di grande interesse, dal suo editoriale, direttore, all’intervista al professor Zamagni, alle riflessioni e alle concrete testimonianze di Caritas e altri organismi, organizzazioni e associazioni agli interventi di esponenti politici di diverso orientamento. È tempo che scenda in campo anche chi - nel mio caso riannodando i fili di una formazione personale, da La Pira alla Fuci - ha scelto di impegnarsi in politica per essere un "soldato", senza armi, della solidarietà, del rispetto, dell’ascolto dei territori, oserei dire della gentilezza contro il disprezzo e il razzismo.

Questo è un tempo in cui, in Italia come in Europa, è necessario lavorare per rafforzare l’economia civile e riconoscere e valorizzare il ruolo del volontariato, realizzando quel Civil Compact di cui ha parlato su queste pagine il presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali. Il prossimo Parlamento europeo dovrà saper fare con decisione e chiarezza d’idee passi necessari.
Ma bisognerà essere in tanti e dalla stessa parte, perché io credo davvero che "Uniti siamo più forti", ma non contro i poveri, i migranti, i fragili. Stanno scatenando i penultimi contro gli ultimi, da Casalbruciato alle strade di Parigi.

Le prossime generazioni hanno bisogno della pace e della solidarietà che noi abbiamo avuto. L’Europa unita è stata anche questo. Dovrà esserlo di più e meglio.
* Già a capo della Rappresentanza in Italiadella Commissione Ue
Candidata al Parlamento europeo per Pd-Siamo europei-Demos


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