mercoledì 11 maggio 2011
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Caro direttore,la Costituzione riconosce a ogni parlamentare il diritto di agire, nel suo ruolo, «senza vincolo di mandato», ossia di operare con l’autorità conferitagli direttamente dagli elettori. Benissimo. Ma con questa legge elettorale, gli elettori possono solo scegliere i partiti, determinando sì il numero di seggi che verranno assegnati alle varie liste, ma questi verranno poi occupati da candidati eletti secondo l’ordine prestabilito dai partiti, in base al quale scatta l’elezione automatica, al punto da configurare più una "nomina" che non un’elezione da parte degli elettori. Dove va a finire il rapporto diretto tra elettori ed eletti? Tutto questo senza prendere in considerazione i deplorevoli cambi di casacca guidati solo dal richiamo di un incarico offerto in premio. È sconfortante che in queste operazioni nessuno presti attenzione ai programmi.

Arnaldo Giudici Villa Guardia (Co)

Lo sguardo amareggiato ed esigente con il quale lei, caro signor Giudici, valuta sia le modalità di accesso ai palazzi della politica sia lo stile con cui alcuni parlamentari lo abitano coincide con il mio personale e, soprattutto, con quello che Avvenire esercita da molti anni. Ma credo che lei conosca bene le battaglie di questo giornale per riottenere regole elettorali a misura di cittadino. Alle sue parole vorrei, perciò, aggiungere solo una sottolineatura: circa dodici milioni di italiani sono chiamati alle urne domenica e lunedì prossimi per un importante turno amministrativo nel quale sarà possibile esercitare un diritto di preferenza non solo su sindaci e presidenti ma anche sul proprio candidato alle assemblee elettive comunali e provinciali. Visto che per gli enti locali si può fare quello che alle elezioni per Camera e Senato ci è negato, mi piacerebbe che tanti considerassero questo voto anche come una sorta di "allenamento". Noi cittadini abbiamo diritto a una scelta piena e diretta dei nostri rappresentanti (che oggi sono invece designati solo e soltanto dai vertici di partito visto che ciò che conta è l’ordine di inserimento dei nominativi nelle "liste bloccate"). E io sono più che mai convinto che chi fa politica ha il dovere di riconoscerlo e di tornare a garantirlo.
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