Un summit africano per la crisi in Congo
Sì del Ruanda al vertice congiunto di sabato tra la Comunità dell'Africa meridionale e quella dell'Est. L'appello della presidenza della Cei: basta violenze

Una soluzione africana per un conflitto africano. Se è questa la posizione dell’Onu, non resta che auspicare che la guerra in corso nell’Est della Repubblica Democratica del Congo non si estenda a coinvolgere tutta la regione dei Grandi Laghi. Con il governo di Kinshasa che accusa il Ruanda di puntare a destabilizzarlo sponsorizzando i ribelli dell’M23, che hanno preso il controllo di Goma nel Nord Kivu e puntano verso Bukavu nel Sud senza far mistero di voler marciare sulla capitale. Mentre i morti, secondo l’Onu, sono» almeno 800».
E con Kigali che, a sua volta, denuncia il sostegno del Congo alle Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr) miranti a rovesciare il governo tutsi del presidente Paul Kagame. La novità è che il Ruanda si è detto disponibile a partecipare a un vertice congiunto sulla crisi, che si terrà da venerdì a Dar es Salaam in Tanzania, fra la Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc) e la Comunità dell’Africa orientale (Eac). Del primo organismo fa parte il Congo, del secondo anche il Ruanda. Nei giorni scorsi Kagame aveva respinto l’invito al summit della Sadc, al quale il presidente congolese Félix Tshisekedi si era collegato in video. D’altra parte, quest’ultimo aveva disertato il vertice dell’Eac dove era presente Kagame. Per sabato la presidenza kenyota dell’Eac ha annunciato la presenza di entrambi. Nei recenti scontri nell’est del Congo, la Tanzania ha avuto due soldati morti e quattro feriti. Caduti anche 14 sudafricani e 3 soldati del Malawi presenti, come i tanzaniani, sotto le insegne delle forze di peacekeeping della Sadc (Samidrc).
A fianco dell’esercito congolese combattono anche truppe del Burundi, volontari delle forze Wazalendo e i ribelli ruandesi delle Fdlr oltre a mercenari. Kinshasa accusa Kigali di voler mettere le mani sulle sue risorse minerarie dell’Est e l’Europa di aver firmato accordi per l’acquisto di minerali che il Ruanda si procurerebbe di contrabbando. Dalla presidenza della Cei arriva l’«accorato appello» a fermare le violenze. «In stretto contatto con le Chiese locali e i missionari presenti sul territorio – si legge –, riceviamo quotidianamente notizie e immagini di uccisioni, mutilazioni, distruzioni e sfollamento di grandi masse di popolazione, che si svolgono nel silenzio quasi totale dei media. Una strage che miete vittime soprattutto tra i civili, senza risparmiare bambini, anche neonati, donne e persone inermi. Non possiamo tacere di fronte a questo scempio, all’annientamento dell’umanità». I vescovi esprimono «vicinanza alla popolazione locale e a quanti nel Paese sono impegnati per far fronte a una crisi umanitaria senza precedenti». Facendo propria l’esortazione rivolta il 29 gennaio dal Papa a tutte le parti in conflitto e alle autorità locali e internazionali «al massimo impegno per risolvere con mezzi pacifici la situazione di conflitto», la Cei ricorda il proprio impegno a fianco della popolazione, con interventi in Congo per 136 milioni di euro dal 1991. Per affrontare la recente emergenza degli sfollati a Goma e per progetti di sviluppo socio-economico «è stato deciso lo stanziamento di un milione di euro dai fondi dell’8xmille».
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