Tagli ai fondi: aiuti a rischio per 11,6 milioni di profughi
Diminuisce il numero dei bambini a scuola nei campi, delle famiglie con un rifugio sicuro, dell'accesso alle cure mediche salvavita

Oltre 11 milioni di profughi e rifugiati sono senza aiuti. È come se il più grande bollettino di guerra globale fosse stato diramato ieri dall’Unchr. Le vittime sono i profughi delle emergenze di tutto il pianeta che nei campi e nei centri di accoglienza pagano lo scotto dei tagli ai finanziamenti umanitari all’Onu da parte dei governi più ricchi a partire da quello americano dopo che a febbraio Donald Trump ha colpito con la scure la cooperazione Usa.
L’allarme è stato lanciato ieri da un report a metà di un anno drammatico diramato dal direttore delle relazioni esterne dell’Unhcr, Dominique Hyde, al Palazzo delle Nazioni di Ginevra. Secondo il rapporto, a seguito dei forti tagli ai bilanci umanitari degli Stati, quest’anno 11,6 milioni di rifugiati e di persone costrette a fuggire dalle proprie case rischiano di perdere l’accesso all’assistenza umanitaria. Circa un terzo dei 34 milioni di persone raggiunte dall’organizzazione Onu lo scorso anno . Donne e bambini sono, come sempre, i più colpiti.
Le conseguenze immediate e devastanti di questa politica sono un terzo in meno di bambini a scuola nei campi negando loro il diritto all’istruzione, il dimezzamento delle famiglie con un rifugio sicuro, un terzo in meno di accessi alle cure mediche salvavita, il 23% in meno di assistenza alle vittime di violenza. Una tempesta perfetta che sta colpendo milioni di rifugiati e sfollati.
All’aumento record della mobilità forzata, mai così alta dal 1945, corrisponde la riduzione più forte da 10 anni dei finanziamenti e l’inerzia politica. Complessivamente sono stati tagliati programmi essenziali per 1,4 miliardi di dollari. Le zone più dipendenti dagli aiuti umanitari e a rischio sono quella del Corno d’Africa e dei Grandi Laghi, seguita da Medio Oriente e Nordafrica e dall’Africa occidentale e centrale i cui rifugiati potrebbero essere spinti a un ulteriore sfollamento, allarme che interessa in particolare Ue e Italia. Gli aiuti finanziari, i programmi di accoglienza e la consegna di articoli di emergenza sono stati dimezzati a livello locale. Le famiglie nei campi profughi sono infatti costrette a scegliere tra nutrire i figli, comprare le medicine o pagare l’affitto.
«L’Unchr - ha ribadito Hyde - ha dovuto sospendere lo spostamento dei nuovi arrivati, rifugiati e profughi dalle zone di confine verso luoghi più sicuri, ad esempio in Ciad e Sud Sudan, che accolgono i profughi in fuga dal Sudan, Paese dove è in corso la più grande emergenza umanitaria del pianeta oppure lasciando migliaia di persone bloccate in luoghi remoti».
Vediamo alcuni punti critici sul mappamondo dei dimenticati. In Sud Sudan i tre quarti dei luoghi protetti per donne e bambine supportati dall’Unchr sono chiusi lasciando 80 mila rifugiate, incluse le vittime di violenza sessuale, senza accesso a cure mediche e supporto psicosociale. In Uganda i tassi di malnutrizione sono in aumento nei centri di accoglienza - come abbiamo denunciato raccogliendo l’allarme di Coopi - con accesso limitato ad acqua pulita e cibo.
I servizi sanitari ed educativi sono stati ridimensionati con la chiusura delle scuole e la carenza di personale nelle cliniche dei campi che ospitano i rifugiati Rohingya. In Bangladesh l’istruzione per 300.000 bambini è sospesa e l’intero programma sanitario dell’Unhcr in Libano rischia di abbassare la saracinesca entro fine anno. In Niger la riduzione di aiuti per gli alloggi ha lasciato le famiglie in strutture sovraffollate o senza casa. I tagli non hanno risparmiato neppure l’Ucraina, lasciando le famiglie sradicate nell’impossibilità di permettersi affitto, cibo o cure mediche. Nei campi in Ciad, che accolgono le donne spesso vittime di stupri etnici del Darfur, oltre 4 mila sopravvissute a violenza sessuale che avevano chiesto aiuto non possono più contare su un’assistenza continua.
Preoccupante l’impatto della scure dei governi anche sul ritorno volontario e sicuro dei rifugiati calato del 7%. Circa 1,8 milioni di afghani sono stati costretti a rientrare dall’inizio della guerra. In alcuni casi le carenze di fondi hanno azzoppato la capacità dei sistemi di asilo, rallentando il trattamento dei singoli casi. Ma senza uno status legale i rifugiati in Colombia, Costa Rica e Messico non potranno accedere ai servizi pubblici essenziali oppure trovare un lavoro retribuito e regolare.
«Il fabbisogno di fondi dell’Unhcr per il 2025 è di 10,6 miliardi di dollari - ha aggiunto Hyde - e a giugno solo il 23% è stato raggiunto». Da Ginevra arriva il ringraziamento a donatori pubblici e privati che hanno continuato a sostenere l’agenzia e l’appello a donare per salvare vite umane e proteggere i profughi costretti a fuggire.
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